Zucchero di cocco: benefici, come utilizzarlo e controindicazioni

Lo zucchero di cocco è un interessante sostituto dello zucchero tradizionale: vediamo di cosa si tratta e come utilizzarlo.

Lo zucchero di cocco rappresenta un’alternativa allo zucchero tradizionale e presenta interessanti proprietà. Derivando da tradizioni lontane (Thailandia, Filippine, Indonesia) questa tipologia di zucchero è da qualche anno apprezzata anche in Occidente e, nello specifico, in terra italiana, tanto da arricchire diverse ricette dolci.

Zucchero di cocco in un contenitore

Da non confondere con lo zucchero di palma, ottenuto da un’altra specie botanica (Arenga pinnata), lo zucchero di cocco è un prodotto alimentare ricavato dalla palma di cocco (Cocos nucifera) e, in particolare, dalla linfa dei suoi fiori.

Secondo il metodo di produzione tradizionale, la linfa viene sottoposta a una fase di riscaldamento, modificandosi, progressivamente, in un liquido viscoso. Il processo di riscaldamento continua ulteriormente, e consente di ottenere un prodotto sempre più concentrato che, una volta raffreddato, potrà essere rimodellato in “panetti”. Questi verranno ulteriormente lavorati per ottenere lo zucchero di cocco in forma di cristalli [1].

A differenza dello zucchero bianco, lo zucchero di cocco non scaturisce, dunque, da processi industriali di raffinazione e non richiede, per la sua produzione, l’impiego di sostanze chimiche aggiuntive. Di conseguenza, lo zucchero di cocco mantiene un aspetto “grezzo” e sembra conservare le relative proprietà nutrizionali. Queste ultime verranno approfondite nel paragrafo successivo, così come i valori di indice glicemico, anch’essi differenti tra i due tipi di zucchero.

Zucchero di cocco: calorie e proprietà nutrizionali

Volendo descrivere le proprietà nutrizionali dello zucchero di cocco, può essere utile riportare alcuni valori numerici. A seconda del prodotto acquistato, 100 g di questo zucchero apportano poco meno di 400 kcal, equiparandosi al comune zucchero bianco. Il valore energetico riportato in etichetta può variare sensibilmente a seconda del marchio e del lotto di produzione.

In modo intuibile, la composizione in macronutrienti dello zucchero dei fiori di cocco propende verso i carboidrati, rappresentati per lo più da saccarosio (dal 50 all’80%), oltre che da fruttosio e glucosio (dal 3 al 24%). Le percentuali indicate accomunano lo zucchero di cocco allo zucchero di palma, e possono variare a seconda della materia prima, della tecnica, del tempo e delle temperature impiegati nel processo produttivo di tali zuccheri [2]. Per quanto concerne il contenuto di proteine e lipidi, esso è pressocché nullo.

Come deducibile dalla scarsa lavorazione, così come dalle stime ad oggi effettuate sulla composizione nutrizionale dei prodotti in vendita, lo zucchero di cocco sembra conservare alcuni micronutrienti di origine, quali vitamine del gruppo B e minerali (ferro, zinco, calcio e potassio), così come la fibra vegetale inulina. A quest’ultima viene attribuito, tra l’altro, il valore moderato dell’indice glicemico (IG), che, secondo alcune fonti, è pari a 35 [3,4]. In generale, tale valore descrive la velocità con cui gli alimenti fanno aumentare la glicemia e, come vedremo in seguito, torna utile nel contesto della patologia diabetica.

Zucchero di cocco: i benefeci per la salute

Ribadendo quanto affermato nel paragrafo precedente, la composizione dello zucchero di cocco sembra vantare la presenza di micronutrienti e di altri componenti, i quali verrebbero eliminati, o comunque ridotti, da eventuali processi di lavorazione. Alle proprietà già accennate, sembra aggiungersi, tra l’altro, la presenza di sostanze antiossidanti.

In generale, sia i costituenti nutrizionali che i componenti biologicamente attivi citati sopra, rappresentano, senza dubbio, delle sostanze benèfiche per la salute umana e apporterebbero, teoricamente, un valore aggiunto allo zucchero di cocco. Tuttavia, la loro presenza resta comunque trascurabile se rapportata all’utilizzo corretto e consapevole di questo alimento.

In altre parole, per assumere una quantità significativa di tali sostanze a partire dallo zucchero di cocco, quest’ultimo dovrebbe essere consumato in eccesso, assumendo, nello stesso tempo, anche una quantità troppo elevata di zuccheri semplici. Come qualsiasi altra tipologia di zucchero, anche lo zucchero di cocco richiede infatti quantità di consumo moderate, divenendo assolutamente poco benefico, e persino deleterio, se utilizzato in modo improprio.

Che sapore ha lo zucchero di cocco?

Sebbene possa variare sensibilmente a seconda di alcuni fattori (come la varietà della pianta, la zona di origine, il periodo di raccolta, ecc.), il sapore dello zucchero di cocco presenta delle caratteristiche peculiari. Esso si distingue per essere intenso e deciso, oltre che per i gradevoli tratti caramellati. Questo zucchero rivela delle analogie con lo zucchero di canna, sia per la colorazione brunastra tendente al marrone, sia per il sapore e il grado di dolcezza.

Come si usa lo zucchero di cocco

A cosa serve, dunque, lo zucchero di cocco? Molto banalmente, esso può essere utilizzato al posto dello zucchero bianco per le stesse finalità, e dunque versato, ad esempio, nel caffè, nel tè, o in altre bevande tendenzialmente amare al fine di correggerne il sapore. Allo stesso modo, lo zucchero di cocco può servire per la preparazione dei dolci, rientrando nella relativa composizione, o far parte degli ingredienti di altre preparazioni, come una comune marmellata fatta in casa.

Per quanto concerne il potere dolcificante di questo zucchero, e come accennato poco fa, esso non differisce molto da quello attribuito allo zucchero di canna o allo zucchero bianco. Relativamente alle dosi necessarie per correggere il sapore delle bevande, o per realizzare ricette dolci, esse corrispondono a quelle considerate per lo zucchero bianco.

Pertanto, anche nel caso contrario in cui si abbia necessità di sostituire lo zucchero di cocco con quello tradizionale, dovrà essere fatto nelle medesime proporzioni.

Chi ha il diabete può consumare zucchero di cocco?

Il diabete mellito è una patologia cronica definita da glucosio in eccesso nel sangue (iperglicemia). Nel trattamento di tale condizione, la dieta costituisce un aspetto di grande importanza, richiedendo determinate scelte alimentari e la valutazione di alcuni parametri, quali l’indice glicemico dei cibi.

Come riportato in precedenza, allo zucchero di cocco viene attribuito un indice glicemico moderato, il ché lo renderebbe meno problematico per il controllo glicemico rispetto allo zucchero bianco. Tuttavia, trattandosi pur sempre di uno zucchero, è sempre preferibile moderarne il consumo, limitando un eventuale “strappo alla regola” a poche eccezioni periodiche.

In ogni caso, è buona norma inserire il consumo occasionale di dolci nell’ambito di un pasto ricco di fibre, sostituendoli ad altre fonti di carboidrati (es.: limitando la porzione di pane prevista per il pasto). Tra l’altro, è utile ricordare che l’apporto giornaliero di zuccheri semplici non dovrebbe, in nessun caso, superare il 10% delle calorie totali, la cui quantità totale viene calcolata sulla base delle esigenze nutrizionali soggettive.

Lo zucchero di cocco ha qualche controindicazione?

Nonostante si tratti di un prodotto pressocché naturale, e dunque dotato di caratteristiche nutrizionali migliori rispetto al comune zucchero raffinato, anche lo zucchero di cocco può presentare delle controindicazioni. In linea generale, e in modo del tutto simile ad altre tipologie di zucchero, tali controindicazioni si correlano all’eventuale eccesso nel consumo giornaliero.

Consumare troppo zucchero può infatti contribuire alla patologia diabetica, all’obesità e al rischio cardiovascolare [5] (in ogni caso, è buona norma curare l’alimentazione globale, e tenere sotto controllo alcuni valori del sangue, come quelli di trigliceridi e colesterolo). In quanto ricco di carboidrati fermentabili, anche lo zucchero di cocco, come la controparte tradizionale, risulta essere cariogeno (ovvero, può provocare carie) [6].

Usare lo zucchero di cocco aiuta a dimagrire?

Prima di vedere se lo zucchero di cocco aiuta a dimagrire, può essere utile fare una premessa. Un percorso dietetico realmente efficace ai fini dimagranti, si comporrà di tanti criteri che devono, per forza di cose, incastrarsi tra loro. Tra questi, l’apporto calorico risulta essere determinante nella perdita di peso, dovendo risultare inferiore al fabbisogno energetico giornaliero. In tale contesto, appare evidente che nessun alimento, considerato singolarmente, fa dimagrire.

A tal proposito, anche lo zucchero di cocco, se utilizzato in sostituzione o in aggiunta allo zucchero tradizionale, dovrà essere ben inserito nell’ambito di una dieta complessivamente ipocalorica. È utile ricordare, tra l’altro, quanto l’apporto calorico dello zucchero di cocco sia decisamente paragonabile a quello associato alla stessa quantità di zucchero tradizionale. In definitiva, l’utilizzo dello zucchero di cocco in luogo dello zucchero bianco non apporta, di per sé, dei reali vantaggi in termini di dimagrimento.

Zucchero di cocco o stevia: quale scegliere?

Tra i prodotti sostitutivi dello zucchero bianco e, più nello specifico, tra le sostanze dolcificanti, rientra anche la stevia, che spicca per la sua fama in ambito culinario e dietetico. La grande richiesta commerciale della stevia è senza dubbio dovuta alle sue caratteristiche distintive, che, talvolta, rendono tale prodotto preferibile rispetto ad altri.

Volendo accennare una comparazione tra lo zucchero di cocco e la stevia, si può cominciare dall’apporto calorico, che è pressocché nullo per la stevia (rispetto al già citato apporto calorico dello zucchero di cocco); in aggiunta, la stevia possiede un potere dolcificante di gran lunga superiore allo zucchero di cocco, tanto da poterne utilizzare una quantità ridotta; sulla base delle conoscenze attuali, la stevia non provoca carie e non impatta sul controllo glicemico, rendendosi più adatta in caso di diabete. Come lo zucchero di cocco, anche la stevia viene utilizzata per rendere più gradevole il gusto di bevande come il caffè e il tè, oppure per creare ricette dolci di vario tipo.

La stevia ha un retrogusto che rimanda al sapore della liquirizia, che potrebbe non essere gradito o non adattarsi ad alcune preparazioni: in tal caso, può essere utile prediligere lo zucchero di cocco. Qualora non si possa rinunciare al consumo più frequente di alimenti dolcificati, l’utilizzo della stevia è invece preferibile nel contesto di una dieta ipocalorica.

Zucchero di cocco: prezzi e dove comprarlo

Una volta descritte le varie caratteristiche dello zucchero di cocco, vediamo adesso dove trovarlo. Sebbene si tratti di un prodotto meno utilizzato rispetto al comune zucchero da cucina, anche lo zucchero di cocco vanta una buona richiesta tra gli amanti dei prodotti naturali. La reperibilità potrebbe differire da caso a caso, ma lo zucchero di cocco si trova spesso nei supermercati più grandi e forniti, oltre che nei negozi “bio” e presso i punti vendita dedicati ai prodotti dolciari. Qualora dovesse risultare complicato trovarlo sul territorio di appartenenza, è facilmente reperibile anche online.

Per quanto concerne i prezzi, essi possono variare a seconda del marchio prescelto e del punto vendita, nonostante vi sia una certa uniformità. In linea di massima, comunque, lo zucchero di cocco non rientra tra le tipologie di zuccheri e dolcificanti più economici sul mercato: il prezzo medio per una confezione da 500 g si colloca infatti tra 6 e 7 €.

Dott.ssa Gabriella Reggina

La Dott.ssa Gabriella Reggina è laureata in biologia presso l’Università Federico II di Napoli e ha proseguito gli studi post-laurea in materia di nutrizione e igiene degli alimenti. È iscritta all’Ordine Nazionale dei Biologi.

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