Urea alta, cosa può essere? Ecco cause, valori normali, rimedi e dieta

Valori elevati di urea nel sangue sono suggestivi di alterata funzionalità renale o di abitudini alimentari peculiari. Scopriamo le cause dell’urea alta, i sintomi e i possibili rimedi, anche attraverso la dieta corretta.

L’urea è un composto che scaturisce dal ciclo dell’urea, ovvero una serie di reazioni enzimatiche aventi luogo, principalmente, all’interno delle cellule epatiche.

Urea alta nel sangue

Il significato biologico del ciclo dell’urea è strettamente correlato alla presenza, nell’organismo, di ammoniaca, un composto azotato derivante dal normale catabolismo degli amminoacidi. In quanto altamente tossica per le cellule, l’ammoniaca viene convertita, attraverso le reazioni enzimatiche introdotte in precedenza, nella meno tossica urea, la quale entra nel circolo sanguigno e viene successivamente sottoposta a filtrazione glomerulare.

Infine, l’urea viene eliminata con le urine. In piccola parte, l’organismo è in grado di eliminare l’urea anche attraverso la sudorazione. La capacità di espellere l’azoto sotto forma di urea fa dell’uomo un organismo ureotelico.

Nei paragrafi che seguono verranno presi in considerazione i parametri clinici di riferimento, oltre che i diversi aspetti inerenti alle cause, ai sintomi e ai rischi per la salute correlati all’eccesso di urea ematica. In ultimo, verranno fornite alcune considerazioni sui potenziali rimedi fitoterapici, oltre che alcune istruzioni sulla dieta mirata al ripristino dei valori di urea ottimali.

Urea: valori normali e quando è ritenuta alta

Per quanto riguarda le indagini di laboratorio, una prima valutazione riguarda il dosaggio dell’azotemia, ovvero un importante parametro che fa riferimento all’azoto non proteico presente in circolo, includendo diverse scorie azotate, quali urea, acido urico e creatinina. Al di là della sua derivazione eterogenea, l’azotemia è comunemente utilizzata per indicare l’urea ematica, essendo quest’ultima la sostanza azotata di scarto più abbondante.

I valori di azotemia da considerarsi normali sono compresi tra 13 e 43mg/dL per l’individuo adulto. Gli individui anziani mostrano, in genere, valori di urea lievemente più elevati mentre, in età infantile, i valori fisiologici di urea sono più bassi. Infine, i soggetti di sesso femminile presentano, tendenzialmente, valori di urea ematica sensibilmente più bassi rispetto ai soggetti maschi della stessa età.

Il dosaggio dell’azotemia si esegue a partire da un prelievo di sangue venoso. Un parametro strettamente associato all’azotemia, ottenibile a partire dal campione ematico, è il BUN, acronimo inglese di blood urea nitrogen, che indica, in maniera effettiva, il solo azoto presente nell’urea. Il valore di BUN si ottiene moltiplicando il valore di azotemia espresso in mg/dL per il fattore 0,47. I valori fisiologici di BUN sono compresi, per l’individuo adulto, tra 6,1 e 20,2 mg/dL [1]. In relazione ai parametri appena descritti, valori oltre i limiti superiori sono indicativi di una concentrazione eccessiva di urea ematica, condizione nota come azotemia alta o, più raramente, come iperuremia.

Un ulteriore parametro di riferimento è relativo al dosaggio dell’azoturia, che si riferisce, in questo caso, all’urea presente nelle urine. Questo tipo di analisi prevede la raccolta delle urine nel corso di 24h. I valori di azoturia di riferimento per l’individuo adulto oscillano tra 20 e 35g/24h. La determinazione dell’azoturia è utile nella valutazione del bilancio azotato, un parametro indicativo del ricambio proteico che pone in relazione la quantità di azoto introdotto mediante l’alimentazione con la quantità di azoto eliminato con le urine; nell’individuo le cui quantità suddette siano in equilibrio, il bilancio azotato è pari a zero.

Tutti gli intervalli numerici associati ai parametri discussi fino ad ora possono variare sensibilmente a seconda del laboratorio implicato nella conduzione delle analisi.

Perché l’urea è alta? Ecco tutte le cause

Un aumento dei valori di urea ematica o azotemia può essere imputabile a cause scatenanti di diversa natura. Queste ultime possono essere classificate in cause pre-renali, intra-renali e post-renali. [2]

Le cause pre-renali comprendono l’insufficienza cardiaca, le emorragie massive, gli stati diarroici e le ustioni estese.

Tra le cause intra-renali dell’azotemia elevata è invece da evidenziare l’insufficienza renale. Le cause intra-renali comprendono, più nello specifico, la glomerulonefrite, la pielonefrite cronica e le nefropatie tossiche. Relativamente alle sostanze farmacologiche che possono indurre nefropatia, esse comprendono antinfiammatori non steroidei, sostanze diuretiche e prodotti antibiotici. Tra questi ultimi sono degne di nota le tetracicline. [3, 4]

Per quanto concerne le cause post-renali, esse comprendono l’ipertrofia prostatica, l’urolitiasi e le formazioni cancerose a carico della vescica.

Al di là delle condizioni appena descritte, alcune abitudini nutrizionali rientrano a pieno titolo tra i fattori strettamente correlati all’alterazione dell’azotemia. A questo proposito, sono da evidenziare le diete iperproteiche, così come il digiuno protratto e la disidratazione. Per quanto riguarda gli altri aspetti comportamentali, anche un’attività fisica particolarmente intensa e continuativa può inserirsi tra le cause non patologiche di urea alta.

Per quanto concerne i valori elevati di urea nelle urine o azoturia, essi possono attribuirsi, anche in questo caso, ad un’alimentazione eccessivamente sbilanciata verso le proteine, così come a diete ipocaloriche, a digiuno protratto nel tempo e ad una attività fisica molto intensa. Inoltre, valori di azoturia elevati possono essere associati ad insufficienza renale, processi infettivi o cancerosi a carico dei reni e ipocortisolismo.

Urea alta: i sintomi

I sintomi dell’urea alta sono correlati alla compromessa funzionalità renale. A tal proposito, può verificarsi un’astenia generalizzata, una perdita nel colorito cutaneo e un variabile calo ponderale. Altri sintomi relativi ad un incremento dei valori di urea sono rappresentati da episodi di nausea, così come da tachicardia e tremori. Ulteriori sintomi che si affiancano ai valori elevati di urea ematica sono l’anuria, ovvero l’assenza di emissione urinaria, e l’oliguria, cioè una escrezione urinaria inferiore rispetto alla norma.

I sintomi dell’urea alta in breve:

  • Astenia;
  • Pallore;
  • Calo ponderale;
  • Nausea;
  • Tachicardia;
  • Tremori;
  • Anuria;
  • Oliguria.

Urea alta: i rischi per la salute

Al fine di ottenere elucidazioni su cosa vuol dire avere l’urea alta, sarebbe auspicabile ricorrere ad un consulto medico, con particolare riferimento allo specialista nefrologo. Indagini approfondite relative ad ulteriori parametri ematici, quali i valori di creatinina e il profilo elettrolitico del soggetto, così come a mezzi diagnostici per immagini, sono infatti essenziali al fine di escludere il potenziale deterioramento a carico della funzionalità renale, e/o per scongiurare il peggioramento di patologie pregresse.

A questo proposito, è opportuno introdurre la definizione di uremia, termine con il quale si identifica una condizione patologica, particolarmente grave, a carico dei reni; l’uremia si associa allo stadio terminale dell’insufficienza renale, in corrispondenza del quale il danno renale risulta compromesso a tal punto da non consentire l’eliminazione delle sostanze di scarto, le quali restano in circolo nell’organismo.

Alla luce di quanto affermato, appare evidente quanto valori di urea alti possano rappresentare un importante campanello di allarme per condizioni patologiche complesse e, talvolta, irreversibili. Il monitoraggio dell’urea ematica si rende quindi necessario in presenza di sintomatologie ricorrenti e strettamente legate alla salute renale, così come in presenza di patologie croniche precedentemente diagnosticate.

Per quanto concerne valori elevati di urea nelle urine, possono anch’essi costituire un segnale derivante da patologie in atto. Anche in questo caso, si rende quindi preferibile ricorrere ad accertamenti clinici più approfonditi.

Un discorso differente è da considerarsi qualora vi sia l’assenza, clinicamente accertata, di compromissione renale o di altri stati patologici correlati. In tal caso, le alterazioni nei valori in questione non destano, di conseguenza, particolari apprensioni e risultano risolvibili intervenendo sugli aspetti nutrizionali e comportamentali. A questo proposito, è inoltre buona norma astenersi dal fumo e dall’abuso di alcolici.

Urea alta: i rimedi

Il trattamento delle nefropatie e delle patologie correlate prevede l’applicazione imprescindibile di protocolli terapeutici ben definiti e di stretta competenza dello specialista nefrologo. Qualsiasi modifica, integrazione o rimedio naturale finalizzato al ripristino dei valori normali urea, così come di altri parametri della salute renale, deve essere sottoposto al parere del medico, al fine di evitare reazioni avverse, interazioni farmacologiche controproducenti o, addirittura, peggioramenti nel quadro generale.

Sebbene l’utilizzo della fitoterapia nell’ambito delle patologie renali sia, ad oggi, scarsamente supportata da evidenze sperimentali concrete, può essere ugualmente interessante introdurre alcune informazioni preliminari circa l’efficacia protettiva e curativa di alcune specie botaniche. In particolare, verrà posto l’accento su alcune condizioni determinanti le nefropatie, la cui progressione si ripercuote su parametri specifici. Tra questi ultimi rientrano i valori elevati di urea ematica.

✓ Lespedeza capitata

Nativa dell’area settentrionale delle Americhe e appartenente alla famiglia delle Fabaceae, la pianta Lespedeza capitata è nota per il suo contenuto di flavonoidi e per i suoi putativi effetti protettivi sulla salute renale. Sebbene le evidenze scientifiche che correlano questa specie botanica al trattamento delle nefropatie siano poco recenti, esse costituiscono una buona base di partenze per successivi approfondimenti sperimentali e clinici. [5]

✓ Cardo mariano

Identificandosi, in ambito tassonomico, come Sylibum marianum, il cardo mariano costituisce un espediente fitoterapico ampiamente conosciuto per la sua azione benefica a livello epatico. Alcuni studi in vivo ed evidenze preliminari sulla salute umana rendono questa pianta un potenziale rimedio per la salute dei reni. Le proprietà del cardo mariano sono da attribuirsi al suo contenuto di flavolignani, la cui miscela è nota, nel complesso, come silimarina.

Studi condotti su modelli animali hanno mostrato l’effetto protettivo della silimarina sulla salute renale. In particolare, la silimarina sembra essere in grado di contrastare l’effetto nefrotossico attribuito ad alcune sostanze chimiche e di ridurre il danno derivante dalla nefropatia diabetica. Inoltre, indagini in vitro hanno mostrato l’effetto stimolante della silimarina sulla rigenerazione dell’epitelio renale. [5]

✓ Astragalo

Anch’essa appartenente alla famiglia delle Fabaceae, la specie botanica Astragalus membranaceus sembra essere implicata nella conservazione della salute renale. Più nello specifico, alcune evidenze in vivo hanno suggerito il suo possibile effetto positivo relativamente alla nefropatia diabetica. [6]

✓ Cordyceps sinensis

Nota da diverso tempo nell’ambito della medicina cinese per il trattamento delle affezioni renali, la specie fungina Cordyceps sinensis ha costituito l’oggetto di studio di una recente indagine sperimentale volta alla raccolta di dati dimostrativi concreti. Più nello specifico, osservazioni condotte sui putativi componenti attivi di Cordyceps sinensis, e sulla relativa azione in vivo, sono suggestive di un potenziale effetto volto a contrastare la nefropatia diabetica. [7]

Dieta e urea alta: consigli su cosa mangiare e cosa evitare

Qualora gli accertamenti clinici conseguenti a valori alti di urea ematica abbiano escluso cause di carattere patologico, è verosimile che l’alterazione nel parametro in questione sia da attribuirsi ad una dieta eccessivamente ricca di proteine. In tal caso, una diminuzione dell’introito proteico giornaliero condurrà alla normalizzazione dei valori.

Può essere utile, a questo proposito, aggiungere alcune informazioni circa la dosa giornaliera raccomandata di proteine, da tenere in considerazione nell’ambito della dieta per urea alta. Il fabbisogno proteico di ciascun individuo può variare in base ad alcuni aspetti, quali l’età, il sesso di appartenenza, il livello di attività fisica e alcune condizioni fisiologiche e patologiche. Secondo l’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare), un individuo adulto sedentario avrà un fabbisogno proteico giornaliero pari a 0,83g di proteine per Kg di peso corporeo, dove per i soggetti obesi occorre fare riferimento ad una stima del peso ideale.

Per quanto riguarda il ripristino dei valori normali dell’urea nel sangue in assenza di patologie, è utile aggiungere qualche consiglio pratico su cosa mangiare e cosa ridurre o eliminare.

  • Alimenti da prediligere: è buona norma condurre un’alimentazione ricca di alimenti vegetali, quali frutta fresca, verdura e cereali, al fine di apportare la giusta quantità di fibra alimentare, carboidrati complessi e micronutrienti. Rientrando in questa categoria, non dovrebbero mancare gli oli vegetali a crudo, con particolare riferimento all’olio extravergine di oliva e all’olio di semi di lino. Quest’ultimo è consigliabile in virtù del suo ottimo bilanciamento in acidi grassi polinsaturi;
  • Alimenti da evitare o ridurre il più possibile: rientrano in questo gruppo le carni rosse e processate; allo stesso modo, è buona norma ridurre l’apporto quotidiano di sale. Gli altri alimenti proteici, quali carne bianca, uova, pesce e formaggi dovrebbero essere inseriti nella dieta nel modo corretto, evitando di oltrepassare il fabbisogno proteico stimato per la singola persona.

In generale, in caso di urea alta, è consigliabile fare riferimento alle fonti proteiche vegetali, come i legumi, fermo restando il corretto apporto giornaliero di proteine. Nella composizione della dieta giornaliera occorre, tra l’altro, tenere conto del proprio fabbisogno energetico, al fine di non incorre in una condizione di catabolismo proteico e/o carenza nutrizionale. Ai fini della normalizzazione dei livelli di urea, è infine consigliabile introdurre molti liquidi.

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Dott.ssa Gabriella Reggina

La Dott.ssa Gabriella Reggina è laureata in biologia presso l’Università Federico II di Napoli e ha proseguito gli studi post-laurea in materia di nutrizione e igiene degli alimenti. È iscritta all’Ordine Nazionale dei Biologi.

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