Istamina: cos’è, dove si trova negli alimenti e come capire se si è intolleranti

L’intolleranza all’istamina rappresenta una problematica di non semplice identificazione: scopriamo di cosa si tratta e cosa fare.

L’istamina è un composto molto noto per le sue notevoli implicazioni nell’ambito della relativa intolleranza, rivelandosi, per i soggetti predisposti, un fattore da considerare nella scelta degli alimenti.

Alimenti con istamina e sintomi da intolleranza

Nei paragrafi seguenti, verrà definito il ruolo dell’istamina all’interno dell’organismo umano, con riferimento particolare alle reazioni avverse ad essa correlate. Verrà inoltre considerato il legame che intercorre, rispettivamente, tra istamina e allergia e tra istamina e intolleranza.

Successivamente, verranno introdotte le linee guida generali su come impostare l’alimentazione nel contesto dell’intolleranza, prendendo in esame i diversi cibi, il loro contenuto di istamina e la loro capacità di indurre la produzione di istamina all’interno del corpo (cibi istamino liberatori). Infine, seguiranno alcune idee pratiche circa la prima colazione e il relativo apporto di istamina. Vediamo, dunque, cos’è l’istamina.

Cos’è l’istamina

L’istamina appartiene a un gruppo di sostanze note, nel complesso, come ammine biogene e viene fisiologicamente sintetizzata nell’organismo umano a partire dall’amminoacido istidina. L’istamina viene prodotta all’interno di alcuni tipi di cellule del sistema immunitario, note come mastociti e granulociti basofili, e, una volta sintetizzata, essa viene immagazzinata in apposite vescicole intracellulari.

In seguito a stimoli precisi, tali vescicole rilasciano l’istamina, la quale rappresenta un potente mediatore di svariati processi. Dal punto di vista biologico, l’istamina è infatti implicata nella risposta allergica e infiammatoria, pur mostrandosi rilevante anche in altri meccanismi che si verificano a livello nervoso, gastrointestinale e ormonale. [1]

Allergia o intolleranza all’istamina? Le differenze

Prima di entrare nel merito dell’istamina e dei suoi effetti, occorre fare una prima distinzione tra i concetti generali di allergia e intolleranza alimentare. Entrambe le condizioni rientrano tra le reazioni avverse agli alimenti, classificandosi come “reazioni non tossiche da ipersensibilità”. Sebbene persista, talvolta, una certa confusione in merito al relativo significato, si tratta di due condizioni ben distinte e documentate.

A tal proposito, l’allergia alimentare si definisce come una reazione avversa agli alimenti, caratterizzata da una reazione anomala di tipo immunitario e mediata dagli anticorpi di classe IgE. Tale risposta prevede il rilascio di istamina, la quale si pone alla base della sintomatologia; i sintomi lievi dell’allergia vengono in genere trattati con antistaminici. Nelle allergie alimentari, la reazione anomala non dipende dalla quantità dell’alimento ingerito.

A differenza dell’allergia, l’intolleranza alimentare non è dovuta ad una reazione di tipo immunitario e può derivare, invece, da difetti enzimatici, dall’effetto di alcune sostanze farmacologiche o da meccanismi non del tutto definiti. Nel caso delle intolleranze, la quantità ingerita del cibo non tollerato costituisce un fattore importante.

Per quanto concerne le reazioni avverse legate all’assunzione di istamina attraverso gli alimenti, esse si basano su un meccanismo scatenante che non coinvolge il sistema immunitario, classificandosi complessivamente come intolleranza all’istamina. Pertanto, sebbene talvolta possa esserci confusione, è da precisare che non esiste una “allergia all’istamina” propriamente detta, sebbene questa sostanza sia strettamente collegata ai fenomeni allergici in generale. Il rilascio di istamina endogena costituisce, infatti, una risposta comune a diverse reazioni allergiche.

I sintomi dell’intolleranza all’istamina

Per quanto riguarda l’intolleranza all’istamina, essa si caratterizza per la ridotta degradazione enzimatica dell’istamina a livello intestinale, per il conseguente accumulo di questa sostanza nel plasma sanguigno, e dunque per la comparsa dei sintomi caratteristici.

Nello specifico, i sintomi dell’intolleranza all’istamina sono per lo più di carattere gastrointestinale e comprendono la comparsa di distensione addominale, pienezza post-prandiale, dolore addominale, diarrea o costipazione. In misura meno frequente possono verificarsi manifestazioni a livello cardiovascolare e del sistema nervoso, come palpitazioni, vertigini e mal di testa, così come sintomi a carico di altri apparati e tessuti, come sintomi respiratori e dermatologici (come rossore, prurito, eruzioni cutanee) [2,3]. I sintomi dell’intolleranza all’istamina possono anche non verificarsi sempre e, quando presenti, compaiono generalmente entro 45 minuti dall’assunzione di alimenti ricchi di istamina.

Inoltre, nei soggetti che soffrono di allergie, un eccesso di istamina nel corpo può provocare reazioni quali rossore, eruzioni cutanee, prurito e orticaria. I sintomi dell’intolleranza all’istamina possono anche non verificarsi sempre e, quando presenti, compaiono generalmente entro 45 minuti dall’assunzione di alimenti ricchi di istamina.

Diagnosi dell’intolleranza all’istamina

La diagnosi dell’intolleranza all’istamina prevede la combinazione di diversi criteri. In particolare, la presenza di almeno due sintomi correlati all’intolleranza, insieme all’esclusione di altre cause che possano determinare i sintomi associati all’aumento dell’istamina plasmatica, costituisce la base di partenza per l’identificazione del problema. A tal proposito, si indaga su potenziali patologie gastrointestinali, sulle eventuali allergie alimentari del soggetto e sull’assunzione di farmaci, al fine di identificare, in quest’ultimo caso, quelli in grado di interferire con la degradazione dell’istamina.

L’intolleranza all’istamina viene confermata qualora la negatività di tutte queste condizioni si associ, in seguito a una dieta povera di istamina, all’attenuarsi dei sintomi. In seguito all’eliminazione dei cibi contenenti istamina, si procede, di solito, con la reintroduzione graduale di alcuni alimenti al fine di testare i livelli di intolleranza e, in questa fase, la compilazione di un diario alimentare può risultare molto utile. Per quanto riguarda i test per verificare l’intolleranza all’istamina, diversi laboratori diagnostici effettuano il dosaggio dell’attività enzimatica (DAO test) e dell’istamina sierica e urinaria. [4]

Dieta priva di istamina: le linee guida generali

Come accennato poco fa, la dieta povera di istamina costituisce l’approccio principale per il trattamento dei sintomi legati all’intolleranza. Oltre agli alimenti che contengono istamina, viene in genere consigliato di evitare anche i cibi istamino liberatori, ovvero quegli alimenti in grado di favorire il rilascio dell’istamina da parte dell’organismo.

L’entità della privazione, dal punto di vista quantitativo e qualitativo, dipende dall’intensità dei sintomi solitamente riscontrata negli episodi pregressi, rivelandosi un approccio alquanto soggettivo. La dieta giornaliera del soggetto intollerante sarà dunque basata sugli alimenti poveri o privi di istamina.

A questo punto, può essere utile considerare, più nel dettaglio, gli alimenti e il relativo contenuto di istamina. Vediamolo di seguito.

✓ Quali sono i cibi senza istamina?

Nella gestione dell’intolleranza all’istamina, è importante saper distinguere e scegliere gli alimenti che siano privi di tale sostanza. Quali sono, dunque, i cibi senza istamina?

A questo proposito, è possibile basare i pasti sul consumo di formaggi freschi, pollame e altre carni non lavorate, così come sul consumo di cereali e pseudocereali, prediligendo, in tal caso, i prodotti integrali. Per l’adeguato apporto di grassi vegetali, le pietanze possono essere condite con olio extravergine di oliva.

Per il giusto apporto di micronutrienti, è possibile optare per le verdure a foglia larga e per altre tipologie di ortaggi freschi, come cetrioli, cavolfiori, carote e zucchine. Allo stesso modo, mele, meloni e alcuni frutti con nocciolo, come pesche, prugne e albicocche rientrano tra gli alimenti consentiti e consigliati. Per quanto riguarda le bevande, il tè verde rientra tra quelle concesse in caso di intolleranza all’istamina.

✓ I cibi più ricchi di istamina

Dove si trova l’istamina? Gli alimenti che, più di altri, risultano ricchi di questa sostanza sono stati ben definiti e appartengono a diverse categorie. Una dieta povera di istamina prevede la riduzione o l’eliminazione di alcune tipologie di pesce in scatola, in particolare dello sgombro, del tonno, delle aringhe e delle sardine.

Allo stesso modo, viene altamente sconsigliato il consumo di carne in scatola e di insaccati, così come di formaggi stagionati. Anche alcuni prodotti agricoli rientrano tra gli alimenti che apportano istamina, risultando quindi non indicati nel contesto dell’intolleranza. Dunque, verdura con istamina, come gli spinaci, i crauti e le melanzane si classificano come alimenti da evitare nei soggetti predisposti. Tra gli alimenti ricchi di istamina rientrano anche alcune bevande alcoliche di uso comune, come i vini rossi, i vini bianchi e la birra.

✓ Quali sono gli alimenti che fanno rilasciare istamina

Nel contesto dell’approccio dietetico in questione, occorre considerare non solo gli alimenti contenenti istamina, ma anche quelli che, pur non contenendo la sostanza in oggetto, sono capaci di stimolarne il rilascio da parte delle cellule immunitarie, i cosiddetti cibi istamino-liberatori.

Appartengono a questo gruppo di alimenti i crostacei e i molluschi, ma anche le carni suine e l’albume d’uovo. Per quanto riguarda gli alimenti vegetali, la frutta con istamina o quella capace di stimolarne il rilascio, l’accento viene posto su quest’ultima tipologia.

Rientrano in questa categoria alcuni frutti aciduli e semiacidi (agrumi, kiwi, ananas, fragole, lamponi), così come le banane, la papaya e l’avocado. Anche la frutta secca a guscio (mandorle, noci, nocciole, anacardi) e il cacao si classificano come alimenti istamino liberatori.

Alcuni additivi utilizzati nell’industria alimentare, e aggiunti agli alimenti ai fini della conservazione, possono contribuire alla liberazione di istamina endogena. Tra queste sostanze rientrano i salicilati e la tartrazina.

Istamina negli alimenti: tabella pratica

Per una visione d’insieme, segue una tabella riportate una stima del contenuto di istamina negli alimenti di uso comune. [5,6]

Alimento: Istamina (mg/kg):
Prodotti della pesca
Sgombro 1 – 1788
Aringhe 1 – 479
Sardine nd* – 2000
Tonno nd* – 402
Formaggi
Parmigiano 38,4
Emmental 5 – 2500
Gouda 40,0
Gorgonzola 255,3
Cheddar 0 – 2100
Prodotti della carne
Salame 0 – 654
Prosciutto 38 – 217
Vegetali
Crauti 0 – 229
Melanzane 26
Spinaci 30 – 60
Bevande alcoliche
Vino bianco 12,5
Vino rosso 25,1
Champagne 670
*(nd: non definito)

Come eliminare l’istamina nel corpo

Come affermato nella parte iniziale, l’intolleranza all’istamina è imputabile alla ridotta attività enzimatica che, in condizioni fisiologiche, consente la degradazione di questa sostanza nell’ambiente intestinale, impedendone dunque l’assorbimento. L’enzima in questione prende il nome di diaminossidasi, sebbene sia maggiormente riscontrabile con l’acronimo DAO (accennato in merito ai test diagnostici).

Sebbene per evitare l’accumulo dell’istamina sia necessario limitare l’assunzione degli alimenti che la contengono e/o che ne inducono la produzione endogena, la sua eliminazione può essere favorita da alcuni espedienti nutraceutici.

In particolare, è possibile ricorrere ad integratori contenenti la DAO e dunque capaci di favorire il corretto bilanciamento, all’interno dell’organismo umano, tra l’attività enzimatica e la quantità di istamina. [7]

Il funzionamento ottimale dell’enzima DAO è inoltre favorito dalla presenza di alcuni micronutrienti specifici che, in questo caso, funzionano da cofattori. Più nel dettaglio, tali cofattori sono rappresentati dalla vitamina C e B6, oltre che dai minerali zinco e rame. In caso di intolleranza all’istamina, può essere quindi utile ricorrere alla supplementazione di tali micronutrienti. [1,8]

Prima di qualsiasi integrazione, è buona norma ricorrere al parere di un professionista della salute, al fine di non incorrere in errori o supplementazioni superflue.

Colazione senza istamina: idee e consigli pratici

Una volta passati in rassegna i diversi alimenti con istamina, quelli in grado di indurne il rilascio nel corpo e quelli da prediligere in caso di intolleranza, può essere utile introdurre alcuni consigli pratici sulla gestione della prima colazione.

Dunque, cosa mangiare senza istamina pur ottenendo un pasto completo? Affinché la colazione sia povera o priva di questa sostanza, apportando ugualmente tutti i macronutrienti necessari per iniziare l’alimentazione quotidiana, non occorrono cibi introvabili o ricette complicate. Basta dunque abbinare in modo efficace alcuni alimenti di uso comune.

Un’idea forse inusuale, ma semplice, unisce un buon pane di segale alla giusta quantità di ricotta vaccina e pezzetti di pesca, ottenendo un’ottima combinazione di carboidrati, fibra vegetale, proteine di alto valore biologico e sali minerali. Anche i fiocchi di farro rientrano tra gli alimenti indicati per una colazione senza istamina, e possono essere consumati in associazione a latte vegetale di riso o di avena.

Ai fini dei gusti soggettivi, questa tipologia di cereale può essere alternata efficacemente agli altri cereali da colazione, tra i quali rientrano i fiocchi d’avena. Questi ultimi vantano un ottimo apporto proteico e possono essere utilizzati per la realizzazione del porridge, da arricchire a piacere con una o più tipologie di frutta consentita.

Dott.ssa Gabriella Reggina

La Dott.ssa Gabriella Reggina è laureata in biologia presso l’Università Federico II di Napoli e ha proseguito gli studi post-laurea in materia di nutrizione e igiene degli alimenti. È iscritta all’Ordine Nazionale dei Biologi.

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