Olio di palma: fa male alla salute? Facciamo chiarezza!

Si sente spesso dire che l’olio di palma fa male. Vediamo cos’è l’olio di palma e se è vero che può provocare danni alla salute.

Chi abitualmente legge o studia le etichette dei prodotti alimentari prima di acquistarli al supermercato, avrà certamente notato diverse volte la dicitura “olio di palma” (spesso celata dietro le più generiche scritte “olio vegetale” o “grassi vegetali”) nella lista degli ingredienti. Ma cos’è l’olio di palma? E perché è così largamente usato nell’industria alimentare?

Olio di palma fa male

Olio di palma: che cos’è e che caratteristiche possiede

L’olio di palma è un olio vegetale non idrogenato che si ricava dall’omonimo arbusto, Elaeis guineensis, una pianta originaria dell’ Africa e oggi ampiamente coltivata in Malesia e Indonesia. Dire semplicemente olio di palma, in realtà, vuol dire esprimere un concetto piuttosto vago, visto che esistono tre tipi diversi di oli che si diversificano tra loro a seconda dell’origine e della lavorazione a cui vengono sottoposti, quali: olio di palma grezzo, olio di palmisto, olio di palma raffinato.

L’olio di palma grezzo si ricava dai frutti della palma dei quali mantiene il caratteristico colore arancio rosso, dovuto all’alta concentrazione di carotenoidi, precursori della vitamina A. A temperatura ambiente ha una consistenza semi-solida simile alla sugna (strutto), dovuta all’elevata quantità di acidi grassi saturi (normalmente presenti nelle carni e nei grassi animali) che, però, sono compensati dalla presenza di una buona dose di antiossidanti e di vitamina E.

Gli acidi grassi costituiscono circa il 50% dei grassi totali presenti, e il più rappresentativo è l’acido palmitico, un acido saturo a lunga catena; la restante percentuale è formata dagli acidi grassi monoinsaturi (40%) e polinsaturi (10%).

L’olio di palmisto si ricava, invece, dai semi della pianta. Ha anch’esso una consistenza semi-solida a temperatura ambiente, perché ricco di acidi grassi saturi, ma ha un colore bianco che ricorda il burro perché privo di carotenoidi.

L’olio di palma raffinato (o olio di palma bifrazionato) è il risultato di “bifrazionamento” e di raffinazione, meccanismi che consentono di convertirlo in forma liquida. Durante tali processi, però, esso perde tutti gli antiossidanti presenti nella forma grezza, e quindi tutta la parte benefica a favore (ahinoi) dei soli acidi grassi saturi.

Valori nutrizionali per 100g di olio di palma raffinato:
Acqua 0 g
kcal 884
Proteine 0 g
Grassi 100 g
di cui saturi 49,3 g
Carboidrati 0 g
di cui zuccheri 0 g
Vitamina E 15,94 mg
Indice glicemico 0
Colesterolo 0 g
Acido Linoleico 9,2 g
Acido Linolenico 0,2 g

L’olio di palma nell’industria alimentare

L’olio di palma raffinato è molto utilizzato nelle industrie alimentari per la frittura dei cibi e per la preparazione dei prodotti confezionati come biscotti, merendine, gelati, cioccolato e cioccolato spalmabile, zuppe già pronte ecc, a cui sa conferire cremosità e croccantezza, fungendo da addensante. Ma perchè si preferisce usare proprio l’olio di palma? Ecco alcune motivazioni.

  1. L’olio di palma è meno delicato rispetto ad altri oli i quali, deteriorandosi in fretta, formerebbero sostanze tossiche che sarebbero potenzialmente nocive. L’olio di palma possiede, invece, una forte resistenza alla temperatura e al sole, candidandosi come olio migliore per la corretta conservazione dei cibi confezionati.
  2. Raggiungendo il punto di fumo molto lentamente, è l’ideale per la cottura dei cibi.
  3. È incolore, insapore, altamente versatile e lavorabile ma, soprattutto, è molto economico.
  4. È facilmente digeribile per la presenza, tra gli altri, di acidi grassi a media catena che attraversano più facilmente la parete intestinale.

L’olio di palma fa male alla salute?

Il valore nutrizionale reale e gli effettivi impatti negativi che l’olio di palma può avere sulla salute sono ancora fonte di studi controversi. C’è chi afferma nel modo più assoluto che l’olio di palma fa male e lo demonizza senza possibilità di appello vista l’elevata presenza di acidi grassi saturi, che innalzano il colesterolo ematico e favoriscono così l’insorgenza di disturbi cardiovascolari.

Al contrario, c’è poi chi pone l’accento, esaltandolo positivamente, sull’alto contenuto di vitamina E e carotenoidi. In realtà, la controversia deriva dalla confusione e dalla non chiarezza su quale dei tre tipi di olio si stia parlando.

L’olio di palma grezzo, per tutte le sue caratteristiche, non rappresenta di per sé un grosso rischio per la salute di cuore e arterie o per il problema di sovrappeso e obesità. Purtroppo, però, quello che viene usato dalle industrie alimentari non è questo, ma il suo equivalente raffinato che, come già detto, ha ormai perso tutte le sue sostanze benefiche.

I grassi non vanno del tutto eliminati dalla dieta: in una corretta alimentazione dovrebbero apportare circa il 30% delle kcal totali, di cui il 7-10% rappresentati proprio da quelli saturi. Tuttavia, un eccesso di grassi saturi nella dieta può aumentare il rischio di malattie cardiovascolari, e il punto principale è che spesso ne assumiamo più del necessario e in maniera anche inconsapevole, proprio perché l’olio di palma è contenuto in moltissimi prodotti di uso quotidiano.

Un recente studio dell’EFSA ha messo in luce che la raffinazione dell’olio di palma produce alcune sostanze cancerogene e potenzialmente tossiche per l’organismo. Proprio a seguito di studi come questo, diverse aziende nel settore alimentare hanno deciso di ritirare dal mercato prodotti contenenti olio di palma raffinato in quanto ritenuti pericolosi per la salute. Tuttavia, è bene precisare che gli studi sono stati condotti su quantitativi piuttosto elevati di olio di palma, difficilmente raggiungibili con una dieta sana e bilanciata.

I danni all’ambiente provocati dall’olio di palma

Per quale motivo l’olio di palma è associato anche al danno ambientale? Tutto è collegato alla crescente richiesta di questo prodotto nei più svariati settori.
Se prima veniva visto come un olio a basso costo, non idoneo al settore alimentare, oggi trova spazio anche sulle nostre tavole e all’interno delle bauty-farm per lo stesso motivo. Le aziende risparmiano e per tanto viene favorito rispetto ad altri oli molto più pregiati e costosi.

Le multinazionali chiedono sempre più olio di palma e le monocolture di palme da olio in Africa e nel Sud Est Asiatico hanno sostituito le coltivazioni tradizionali. Vi è stata una deforestazione enorme a causa di questo business, ma non solo.

L’eliminazione della coltivazione tradizionale, che prevedeva un mix di vegetazione proficua per l’ambiente, ha portato enormi cambiamenti anche a livello climatico. Il suolo è stato privato di tutte le sue proprietà, incapace adesso di trattenere le piogge. Il loro smaltimento viene ulteriormente compromesso a causa della fitta presenza di palme, disposte non in modo naturale ma in file concentrate con lo scopo di massimizzare la produzione del prezioso olio.

Uno studio del WWF ha dimostrato che, a causa dell’ingente quantità di olio di palma, le foreste indonesiane scompariranno entro il 2020. La coltivazione della palma è concentrata in Indonesia e Malesia e sta portando le foreste dell’isola di Sumatra e gli animali che li vivono ai loro ultimi giorni. Foreste distrutte, perdita di specie animali e vegetali rare.

Le persone cacciano via gli animali per recuperare parti di terreno da sfruttare con lo scopo di coltivare palme. Gli animali vengono così uccisi o costretti a vivere in piccolissime zone. Gli esperti di World Agriculture & Environment hanno condotto studi che dimostrano come la produzione di olio di palma in Indonesia e Malesia abbia ridotto a 30 specie, le oltre 80 categorie di mammiferi presenti prima.

Tutta la biodiversità viene messa a repentaglio. Insetti e roditori si trovano senza le sostanze nutritive principali, di conseguenza i piccoli mammiferi non hanno più prede da cacciare e gli uccelli emigrano in luoghi migliori. Un quadro desolante certo, ma non sufficiente a chiarire fin dove si sta spingendo il danno.

Cosa possiamo fare quindi?

Cerchiamo di fare acquisti più intelligenti, passando al vaglio al meglio le etichette di ciò che stiamo per comprare, riducendo quanto più possibile o eliminando l’uso di quelli contenenti olio di palma e sostituendo, quindi, snack e spuntini con frutta e verdura di stagione: 1 biscotto è formato da almeno 10 ingredienti diversi, più o meno salutari, più o meno grassi; 1 mela è sempre al 100% fatta solo da mela. Inoltre, preferiamo sempre l’olio extravergine di oliva, prodotto nostrano ricchissimo di benefici.

Come riconoscere l’olio di palma in etichetta

Quando andate al supermercato, per essere sicuri di non acquistare prodotti contenenti olio di palma, è bene imparare a leggere attentamente le etichette degli alimenti. Fortunatamente dalla fine del 2014, una normativa europea impone trasparenza sulle etichette alimentari. La normativa prevede di sostituire la più generica e fuorviante voce “oli vegetali” o “grassi vegetali” in una dicitura più chiara ed esaustiva. Possiamo trovare quindi sulle etichette le voci “olio vegetale di palma” (oppure “oli vegetali di palma, colza, ecc..) o semplicemente “olio di palma“, le quali informano chiaramente il consumatore sulla presenza di questo elemento.

Dott.ssa Caterina Perfetto

Biologa nutrizionista, laureata in Scienze Biologiche presso l’Università Federico II di Napoli, perfezionata in Igiene Alimentare, Nutrizione e Benessere.

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20 commenti

  1. Quale sarebbe il problema? L’importante è che è scritto nell’etichetta se quel prodotto industriale contiene o meno olio di palma ed ognuno sceglie liberamente i propri acquisti. Mi pare una buona Norma legislativa l’obbligo di stampare a chiare lettere ciò che le aziende infilano nei manufatti che noi dobbiamo comperare: o no?

  2. è incredibile! si parla per sentito dire. e quindi sentiamo dire: Lavoro nel settore, so di cosa parlo, bisogna tutelare i lavoratori, l’importante è la quantità e tante altre amenità. La risposta è una sola l’olio di palma raffinato fa male, molto male. Questo è dimostrato scientificamente in modo inequivocabile. L’olio di palma ha generato enormi ricchezze per i colonizzatori olandesi e britannici del sudest asiatico e non certo per le popolazioni del luogo dove viene prodotto e quando le multinazionali anglo-olandesi se ne andranno lasceranno un deserto, distruzione, povertà, malattie e morte. La quantità che si deve mangiare non è controllabile, chi è povero farà mangiare ai propri bambini prodotti che costano poco fatti con materie prime a basso costo. Lavorare nel settore è un indice di parzialità che indurebbe a tacere. Un chimico indipendente potrebbe spiegare meglio gli effetti che questo prodotto potrebbe provocare all’organismo di un bambino.

  3. Qualsiasi cibo o sostanza in esso contenuto può fare male: è la quantità che fa male!
    Come dice il proverbio:” non è la qualità ma la quantità che fa male”.
    Salvatore

  4. Ma nessuno pensa ai lavoratori? Se lavori 12ore al giorno 7 giorni su 7 in una piantagione per la produzione di olio di palma vuol dire che ne hai bisogno. E cosa facciamo noi ? Priviamo questa gente anche di questo misero sistema di sostentamento. Eliminiamo l’olio di palma e aumentiamo il numero di immigrati. Per questo andiamo a rotoli …. nessuno pensa prima di parlare

    1. Ma cosa stai dicendo! Allora anche le fabbriche che producevano Eternit davano lavoro a tantissime persone.. fosse stato per te sarebbero ancora funzionanti? Ti rendi conto di cosa dici o parli tanto per dire qualcosa?

      1. Bella risposta e molto elegante: Prima si salvaguardia la nostra salute e ….. poi….. quella dei …………………………….lavoratori

        Ma forse sono le stesse persone ma il dubbio rimane o i lavoratori contano meno della nostra salute

        Saluti

    2. chi parla dei lavoratori in Indonesia, evidentemente non c’é mai stato.
      Il lavoro in Indonesia é sottopagato ma non manca, anzi c’e’ un surplus di impiegati nelle attivitá commerciali e ció é dovuto dal sistema lavorativo inefficiente.
      Ovviamente gestire un territorio di 260 milioni di persone sparse in isole non é facile, ma puntare l’economia su una produzione enormemente estesa come l’olio di palma che causa disastri naturali irreversibili, é da sconsiderati.
      Sono contento che si siano trovati effetti nocivi del olio di palma raffinato: la gente lo eviterá, le aziende alimentari non lo richiederanno, la produzione diminuirá e le foreste primarie e i loro abitanti avranno qualche anno in piú di vita.

  5. Io invece ho bandito ida casa mia le aziende che pubblicizzano negativamente l’olio di palma vedi barilla etc. Ci lavoro in qs campo e ho aabbastanza esperienza per dire di guardare al di la del solo criticare per la deforestazione e la tossicità… pensate alle alternative.. alle rese degli altri oli alla colza ad esempio o alla deforestazuone che si andrebbe a creare per piantare oli con rese decisamente inferiori olive girasole etc. All’uso di pesticidi che si dovrebbero utilizzare se tutti andassero a sostituire l’olio di palma. Questo olio viene utilizzato da una vita non a caso e come per tutte le cose è la quantità che ne determina la pericolosità. Fumare 1 sigaretta o 50 è cosa ben diversa cosi mangiare un gelato o 10 o la carne tutti i giorni o 2 volta a settimana e potrei continuare all infinito. Gli zuccheri fanno molto piu male e pochi ne parlano perché? Il diabete è forse meno grave come rischi di malattia? Moderazione nell’alimentazione e fare sport restano due cose fondamentali che pochi fanno purtroppo. Certo è piu faticoso che leggere le etichette nei supermercati ma sicuramente piu salutare

  6. Il discorso è molto semplice: l’industria alimentare usa l’olio di palma ‘cattivo’ perché le conviene. Punto e basta. Il consumatore deve solo imparare a difendersi da questo silente e nuovo (basta leggere le etichette dei gelati algida di 20-30 fa e quelle di adesso per capire quanto sia nuovo il fenomeno) attacco alla nostra salute. Il consumatore occidentale è molto privilegiato: nel passato ha avuto accesso a grassi pregiati, consumati in quantità ragionevole. Non può salvare il mondo, ma almeno può badare un pò di più alla propria salute: nel resto del mondo si consuma l’olio di palma da decenni? E’ Un loro problema (guardatevi le statistiche sull’incidenza delle ipercolesterolemie nelle Filippine, ad esempio). Nel nostro paese è una novità silenziosa ed esiziale? L’importante è fare chiarezza e consumare (l’unica cosa che ci hanno ridotto a fare) responsabilmente. Vedrete che poi sarà tutto un florilegio di prodotti ‘green’ senza olio di palma. Scommettiamo?

    1. Attacco alla salute? Nessuno ha attaccato nessuno. Non c’è bisogno di demonizzare l’olio di palma (anche quello che chiamate ‘cattivo’ ) per capire che un’eccessiva assunzione di grassi aumenti il rischio di eventi cardiovascolari. Sta alla gente capire che la dieta deve essere varia e che rimpinzarsi di merendine non è salutare. La guerra all’olio di palma è una cagata mediatica che ora va di moda. Chi ha uno stile di vita malsano lo avrà per mille altri motivi e non sarà di certo grazie alla guerra contro l’olio di palma che tornerà ad essere sano. L’unica soluzione è l’istruzione come sempre. Per il resto ognuno deve poter fare come crede.

  7. Diversifichiamo il cibo, cerchiamo di trovare il tempo per il piacere di vivere amandoci anche nella cucina. Non troviamo scuse devo lavorare, che senso ha correre per trovarsi in un letto di ospedale. Impariamo a vivere per noi stessi e non per essere schiavi che fanno vivere gli oggetti al nostro posto. Esempio se ti siedi e metti sul tavolo il nuovo cell. chi è il protagonista e chi la spalla???

  8. Caro/a PIL per quanto concerne la deforestazione il problema non è legato all oli0 di palma. L’industria alimentare ha bisogno di olio.Se sostituisce l olio di palma con l’olio di colà p.e. ci sarà ancora più deforestazione perché la resa per ettaro della palma e di 4,5 mentre per l altro olio è inferiore a 1.
    A proposito della pericolosità alimentare nel mondo ca.4 miliardi di persone usano la olio di palma.

    1. L’ olio extravergine d’ oliva non va bene per friggere perche’ diventa cancerogeno, si puo’ usare senza problemi solo crudo. Non a caso gli oli per friggere sono di solito fatti di semi di soia o mais o girasole o palma appunto ecc xche’ resistono a temperature piu’ elevate senza emettere sostanze tossiche.

      1. Ciao Ky,
        sebbene la frittura non è mai un metodo di cottura consigliato (sempre meglio preferire cotture più leggere come la cottura al vapore), tra gli oli migliori troviamo proprio quello di oliva poiché ha un punto di fumo alto e restiste bene alle alte temperature.
        Un caro saluto 🙂

  9. ciao,
    secondo me il problema più grosso legato all’olio di palma è il disastro ambientale legato alla sua coltivazione. Ho visto (ex)luoghi paradisiaci rovinati per sempre e immense porzioni di foresta rase al suolo per la coltivazione della palma da olio. danni all’ambiente e alle popolazioni che abitano queste aree che si vedono costrette a spostarsi o a lavorare nelle piantagioni stesse a condizioni di semi schiavismo… (parlo di alcuni paesi africani ma penso non sia molto diverso altrove).
    quindi, mangiando meno alimenti che contengono olio di palma, riduciamo il colesterolo ed evitiamo di dare il nostro contributo al disastro ecologico perpetuato dalle industrie che lo producono.
    ciau, buona domenica

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