Glicemia bassa: cosa può essere? Ecco cause, sintomi, possibili rischi e cosa fare per rimediare

La glicemia bassa è una condizione potenzialmente grave che si accompagna a sintomi più o meno invalidanti, dalla fame alle palpitazioni, fino al coma. Stile di vita e alimentazione possono essere utili per ridurre i sintomi e i rischi correlati.

Il glucosio è uno zucchero semplice che rappresenta, per il nostro corpo e in particolare per il nostro cervello, la principale fonte di energia. La concentrazione di zucchero nel sangue è definita glicemia e diversi complicati meccanismi di regolazione lavorano in continuazione per mantenere stabili tali livelli.

Glicemia bassa sintomi e cause

Se ci fermassimo a pensare alla glicemia e all’esame che periodicamente il nostro medico ci prescrive, è probabile che il nostro pensiero possa essere rivolto al rischio di un valore troppo alto e alla patologia diabetica. Tuttavia dobbiamo sapere che valori della glicemia bassa possono anch’essi essere problematici e talvolta mettere in serio pericolo la vita del paziente.

Quando i valori rilevati scendono sotto la soglia considerata normale, infatti, si parla di glicemia bassa o, per utilizzare un termine medico, ipoglicemia. Tale condizione, proprio a causa dei numerosi processi di regolazione appena citati, non si verifica frequentemente in individui sani e non sottoposti a terapie farmacologiche.

I valori della glicemia sono fortemente influenzati dalla nostra alimentazione, dall’attività fisica che pratichiamo e dal nostro stato di salute: in particolare episodi di ipoglicemia sono frequenti nei pazienti diabetici a seguito di un utilizzo eccessivo di farmaci o a seguito di un’attività fisica molto intensa. Nel proseguo di questo articolo vedremo insieme cosa comporta la glicemia bassa, quali sono le cause più frequenti di glucosio basso, i sintomi e i comportamenti da adottare.

Quando la glicemia è considerata bassa?

Si considerano normali concentrazioni di glucosio nel sangue comprese tra 70 e 100 mg/dl: valori quindi più bassi di 70 mg/dl definiscono la condizione di ipoglicemia. I sintomi legati a questa condizione tuttavia si avvertono con valori di glicemia di circa 60 mg/dl, nel qual caso si parla di parla di sintomi autonomici, e con valori di glicemia intorno a 50 mg/dl o 54 mg/dl (a seconda degli studi di riferimento), quando si parla di sintomi neuroglicopenici, più gravi e pericolosi per la vita. Sottolineiamo inoltre che in individui con episodi ricorrenti di ipoglicemia la comparsa dei sintomi si verifica a valori di glicemia ancora inferiori. [1]

I sintomi della glicemia bassa

Come vi abbiamo già accennato nel paragrafo precedente, i sintomi della glicemia bassa si possono dividere in due categorie: sintomi autonomi e sintomi neuroglicopenici. Citando la review del 2017 che approfondisce la tematica dell’ipoglicemia, vi riportiamo i sintomi inseriti nelle due categorie:

  • Sintomi adrenergici: includono palpitazioni, tachicardia, ansia, tremori, sudorazione, calore, nausea e fame;
  • Sintomi neuroglicopenici: includono debolezza, alterazioni comportamentali e visive, confusione, vertigini, amnesia, convulsioni fino alla perdita di conoscenza e al coma.

Nei casi in cui l’ipoglicemia dovesse protrarsi senza porvi rimedio si verifica la morte cerebrale, ulteriore dimostrazione del fatto che il nostro cervello necessita di questa fonte energetica per funzionare e svolgere tutte le sue funzioni. [2]

Perché la glicemia può essere bassa? Ecco le cause

Riprendendo quanto vi anticipavamo nell’introduzione di questo articolo, vogliamo rassicurarvi che una condizione di ipoglicemia in individui perfettamente sani si verifica molto raramente. In questi casi solitamente si assiste a un episodio di ipoglicemia definito accidentale che può essere legato a un lungo digiuno o a un’intensa attività fisica.

Anche l’alcool e il suo abuso può comportare ipoglicemia per inibizione diretta di un meccanismo molto importante, detto gluconeogenesi, che permette al nostro corpo di produrre molecole di glucosio a partire da molecole non glucidiche.

In altri casi si parla di ipoglicemia volontaria o fattiva: è il paziente stesso, a volte erroneamente, che si auto provoca questa condizione attraverso l’utilizzo di farmaci ipoglicemizzanti.

Frequenti episodi di ipoglicemia si possono verificare invece nei pazienti diabetici in trattamento con insulina (sia diabete di tipo 1 che diabete di tipo 2 in stadi avanzati) laddove l’assunzione di insulina sia eccessiva o il pasto assunto sia insufficiente, soprattutto in termini di carboidrati. Anche (e soprattutto) in questi casi l’assunzione di alcol a stomaco vuoto e l’attività fisica intensa possono essere ulteriori fattori di rischio.

Vediamo adesso insieme quelle che sono le cause della glicemia bassa dovute a malattie o particolari condizioni cliniche che causano un’iper-produzione di insulina endogena:

  • Insulinoma: si tratta di una patologia tumorale neuroendocrina del pancreas che causa una eccessiva produzione di insulina rispetto ai livelli di glucosio nel sangue. L’insulina ha, infatti, il compito di regolare la glicemia, abbassandola, e di stimolare l’assunzione di glucosio da parte delle cellule muscolari e adipose;
  • Ipoglicemia post bariatrica: si tratta di una condizione di ipoglicemia che si verifica generalmente dopo i pasti (definita pertanto post-prandiale) in pazienti sottoposti a bypass gastrico. In questi casi la prima possibilità di terapia è quella dietetica, di cui vi parleremo in maniera più approfondita nei prossimi paragrafi;
  • Sindrome da ipoglicemia pancreatogena non insulinoma: una condizione definita rara in cui si verificano episodi di ipoglicemia postprandiale dovuta a un’eccessiva produzione di insulina da parte del pancreas, in assenza di insulinoma e di precedenti interventi chirurgici bariatrici;
  • Ipoglicemia autoimmune: si tratta di una patologia autoimmune descritta per la prima volta in letteratura nel 1972 e caratterizzata dalla presenza di anticorpi anti-insulina e da altissimi livelli di insulina;
  • Tumori non insulari o IGF-2-oma: si tratta di tumori solidi, che possono essere sia maligni che benigni, che provocano una riduzione della produzione di glucosio da parte del fegato.

Secondo questa review sistematica [3] ci sono inoltre moltissimi farmaci che potrebbero causare un episodio di ipoglicemia. Tra quelli più correlati alla condizione che vi stiamo descrivendo troviamo: chinoloni, pentamidina, chinino, beta-bloccanti, agenti enzimatici di conversione dell’angiotensina e IGF.

Nella stessa review si sottolinea che le prove a sostegno dell’associazione tra ipoglicemia e farmaci erano mediamente di bassa qualità e che risulta importante porre attenzione a episodi gravi di ipoglicemia. Si suggerisce, a tal proposito, di porre maggiore attenzione ai pazienti anziani, con sepsi, con malattie epatiche o renali e nei pazienti in cura con insulina o con sulfoniluree (farmaci utilizzati per la cura del diabete).

Inoltre episodi di ipoglicemia possono verificarsi in pazienti in condizioni critiche (sepsi), laddove il fabbisogno di glucosio è aumentato e le riserve energetiche si riducono oppure in pazienti con difetti del metabolismo. In particolare il deficit dell’enzima glucosio 6 fosfatasi è la condizione più frequente.

Infine, carenze ormonali e insufficienza surrenalica, sono un’altra causa dell’ipoglicemia. Gli ormoni più importanti, coinvolti nella regolazione della glicemia, sono: GH, cortisolo, glucagone e catecolamine. Un deficit nella produzione di questi ormoni non permette di mantenere il glucosio nel sangue a valori corretti, con conseguenti episodi di ipoglicemia.
Nel caso dell’insufficienza surrenalica e nel morbo di Addison si assiste a un deficit nella produzione di cortisolo: i pazienti con morbo di Addison sono quindi ad aumentato rischio di ipoglicemia e la stessa condizione è frequente in casi di insufficienza surrenalica secondaria a ipopituitarismo, una condizione di ridotta funzionalità dell’ipofisi che si associa ad altri deficit ormonali.

Quali sono le possibili conseguenze della glicemia bassa?

Non sempre la glicemia bassa è associata a dei sintomi gravi o invalidanti e in questi casi si risolve naturalmente, molto spesso semplicemente mangiando. Abbiamo però già anticipato quali possono essere i sintomi più gravi (neuroglicopenici) dell’ipoglicemia e vi ribadiamo che se non adeguatamente trattata, un’ipoglicemia protratta può provocare anche morte cerebrale poiché il cervello non riceve adeguato rifornimento.

Glicemia bassa: cosa mangiare?

Le persone a rischio di ipoglicemia dovrebbero porre attenzione a seguire una dieta equilibrata. In questo studio [4] condotto su pazienti sottoposti a bypass gastrico si dimostra come una dieta a basso contenuto di carboidrati permetta di ridurre i sintomi nella maggior parte dei pazienti. Quindi, in generale, in presenza di una delle condizioni sopra citate vi consigliamo di rivolgervi a un nutrizionista specializzato e rivedere le vostre abitudini alimentari.

Un corretto stile alimentare prevede di evitare eccessivi picchi glicemici, che comporterebbero un’iper-produzione di insulina: pertanto sarebbe preferibile evitare l’assunzione di zuccheri in eccesso (merende a base di zuccheri, dolci o bevande zuccherate) o di pasti eccessivamente ricchi di carboidrati (come ad esempio un pranzo a base di un piatto abbondante di pasta o riso non integrali condito con salsa di pomodoro). È importante infatti prediligere prodotti integrali e introdurre in tutti i pasti una quota di proteine (sia vegetali come i legumi o la soia, sia animali come la carne, il pesce e le uova).
In linea generale poi, in caso di glicemia bassa valgono le stesse regole da adottare in caso di glicemia alta poiché, come abbiamo visto, è proprio il picco glicemico a dover essere evitato. A tal proposito, vi invitiamo a leggere il nostro approfondimento: Glicemia alta: cosa mangiare, cosa evitare e 5 alimenti utili.

Cosa fare in caso di glicemia bassa e come alzarla in modo sano

In presenza di un singolo episodio di ipoglicemia il trattamento prevede, laddove la persona sia cosciente, l’assunzione di circa 20-30 grammi di carboidrati a rapido assorbimento. Seguendo i consigli della società italiana di diabetologia, anche in caso di sospetta ipoglicemia possiamo procedere prendendo immediatamente 15 g di zuccheri semplici, contenuti per esempio in 2 caramelle, 3 bustine o zollette di zucchero oppure un bicchiere di bibita zuccherata, succo di frutta o spremuta di arancio. Successivamente, a distanza di circa 15 minuti, introdurre dei carboidrati complessi come 50 g di pane o un pacchetto di cracker.

Per tentare di alzare la glicemia in modo stabile, invece, prima ancora di ricorrere all’utilizzo di integratori o farmaci è molto importante rivedere il proprio stile di vita. Se non avete l’abitudine di fare colazione, infatti, vi consigliamo di iniziare a farla e di imparare a dividere la vostra alimentazione in pasti più piccoli e più frequenti (ogni 3 ore circa).

Evitate anche, come già anticipavamo, di consumare alcolici, soprattutto a stomaco vuoto e introducete sempre una piccola fonte di zuccheri (ad esempio un frutto) 30 minuti prima di intraprendere un’attività fisica.

In casi di ipoglicemia reattiva post-prandiale si assiste a un picco ipoglicemico circa 2 ore dopo il termine di un pasto (spesso è una fase precoce della malattia diabetica) e sono suggeriti integratori a base di fibre come la pectina o lo psillio, che permettono di rallentare l’assimilazione dei carboidrati e degli zuccheri evitando picchi glicemici dopo i pasti. Infine, in caso di improvvisi cali di zuccheri esistono integratori specifici a base di glucosio.

Bibliografia

  • [1] G It Diabetol Metab 2015;35:178-187 “Inquadramento e diagnosi differenziale dell’ipoglicemia”
  • [2] Nana Esi Kittah, Adrian Vella. “MANAGEMENT OF ENDOCRINE DISEASE: Pathogenesis and management of hypoglycemia” https://doi.org/10.1530/EJE-16-1062
  • [3] M. Hassan Murad, Fernando Coto-Yglesias, Amy T. Wang, Nasim Sheidaee, Rebecca J. Mullan, Mohamed B. Elamin, Patricia J. Erwin, Victor M. Montori, Drug-Induced Hypoglycemia: A Systematic Review, The Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism, Volume 94, Issue 3, 1 March 2009, Pages 741–745, https://doi.org/10.1210/jc.2008-1416
  • [4] Todd Andrew Kellogg, John P. Bantle, Daniel B. Leslie, Therese Swan, et al. “Postgastric bypass hyperinsulinemic hypoglycemia syndrome: characterization and response to a modified diet” DOI:https://doi.org/10.1016/j.soard.2008.05.005

Dott.ssa Stefania Cocolo

Biologa nutrizionista laureata in Biotecnologie molecolari e bioinformatica presso l’Università degli studi di Milano. Ha conseguito la specializzazione in Biotecnologie industriali e ambientali presso l’Università degli studi di Milano.

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2 commenti

    1. Sono un donatore di sangue, faccio 10 donazioni di sangue, annue. Corro regolarmente tutti i giorni e ho fatto una sleeve gastronomia parzi

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