Peperoncino in gravidanza: si o no? Ecco le linee guida

Consumare peperoncino in gravidanza non fa male al bambino. Ecco qualche chiarimento per la futura mamma.

È possibile consumare peperoncino in gravidanza? Si tratta di un quesito ricorrente tra le donne in dolce attesa, richiedendo, talvolta, alcune delucidazioni. Nei paragrafi seguenti accenneremo alle proprietà del peperoncino, per poi descrivere il “ruolo” di questa spezia nell’ambito della gestazione.

Mangiare peperoncino in gravidanza

Quali sono i benefici del peperoncino?

I diversi benefici attribuiti al peperoncino dipendono dai componenti bioattivi che lo caratterizzano [1]. Di seguito, le proprietà principali.

  • Antiossidante e antinfiammatorio: in virtù del suo contenuto di flavonoidi, capsaicinoidi, carotenoidi e di alcune vitamine (vit. C, vit. E), il peperoncino vanta proprietà antiossidanti e antinfiammatorie. Tali sostanze agiscono in sinergia nel contrastare l’azione dei radicali liberi, limitando i danni correlati allo stress ossidativo. In definitiva, esse svolgono un’azione protettiva contro patologie cardiache, neurodegenerative e oncologiche;
  • Analgesico: una proprietà di spicco della capsaicina, che costituisce il componente più celebre del peperoncino, è quella analgesica. La sua azione coinvolge uno specifico recettore, noto come TRPV1 e implicato nella percezione degli stimoli dolorosi. È proprio la capsaicina a provocare il classico “bruciore” percepibile sulle mucose, cui segue una fase, piuttosto duratura, di desensibilizzazione, che viene sfruttata a scopo analgesico. Non a caso, questo alcaloide rientra nella composizione di unguenti, spray nasali e cerotti per alleviare il dolore, per lo più in piccole concentrazioni (0,025% – 0,1%), e rappresenta una soluzione promettente per la gestione del dolore cronico;
  • Effetti cardioprotettivi: studi in vivo suggeriscono, per la capsaicina, un’azione benefica sulla pressione arteriosa, sul metabolismo del colesterolo e sui livelli plasmatici di trigliceridi, evidenziando interessanti proprietà cardioprotettive. Partecipi, in tal senso, anche l’acido ascorbico e alcuni carotenoidi (es.: capsantina, beta-carotene, luteina), anch’essi contenuti nel peperoncino;
  • Antidiabetico: secondo alcune indagini di laboratorio, il peperoncino e i suoi componenti presenterebbero anche potenzialità antidiabetiche. La capsaicina, nello specifico, sembra favorire livelli ottimali di glucosio ematico, e agire in modo positivo sull’insulino-resistenza;
  • Controllo del peso: ancora una volta per la capsaicina, vengono suggeriti effetti favorevoli sul controllo del peso, come la soppressione del senso di fame e l’inibizione dell’adipogenesi;
  • Antibatterico e antifungino: degne di nota anche le proprietà antibatteriche e antifungine, rese note dagli studi condotti sugli estratti di peperoncino. Tra le specie batteriche suscettibili rientrano Escherichia coli, Staphylococcus aureus e Bacillus subtilis, mentre tra quelle fungine si evidenzia la specie Candida albicans.

Cosa succede se mangio peperoncino in gravidanza? Benefici e rischi

Passiamo, adesso, alle eventuali controindicazioni del peperoncino in gravidanza. Per quanto concerne il rischio di aborto spontaneo in relazione all’apporto di capsaicina, non sono stati effettuati studi sull’uomo per valutarne la possibilità. Allo stesso modo, non esistono studi sull’uomo inerenti alla comparsa di difetti alla nascita, sebbene le indagini condotte su animali non suggeriscano tale evenienza [2,3].

Una credenza popolare associa il consumo di peperoncino all’induzione del travaglio, il quale avverrebbe mediante la stimolazione della muscolatura uterina. Si tratta, tuttavia, di una teoria priva di conferme scientifiche.

Il peperoncino è noto anche per il suo contenuto di vitamina A (retinolo equivalente, RAE): una sostanza che può avere effetti nocivi (teratogeni) sul feto, se assunta in grandi quantità. In ogni caso, consumare peperoncino sotto forma di spezia, nel contesto di un’alimentazione varia, non costituisce pericolo, dal momento che l’apporto di vitamina A risulta trascurabile. Una maggiore prudenza viene richiesta per l’assunzione concomitante di integratori a base di vitamina A. In questo caso, in effetti, è consigliabile consultare il medico di fiducia.

In linea generale, il consumo di peperoncino in gravidanza non sembra costituire un reale problema per lo sviluppo e la salute del feto, sebbene sia preferibile, come accade per tanti altri alimenti, evitare gli eccessi.

Eventuali effetti collaterali possono riguardare la madre, laddove il consumo di peperoncino sia frequente e poco moderato nelle quantità. È possibile, in particolare, che la capsaicina possa accentuare problematiche gastrointestinali pre-esistenti, talvolta contestuali allo stato di gravidanza, come nausea, reflusso gastroesofageo ed emorroidi infiammate.

I vantaggi di consumare peperoncino in gravidanza sono quelli relativi alla popolazione generale, con particolare riferimento alle proprietà antiossidanti, cardioprotettive e antidiabetiche [4].

Pareri discordanti riguardano gli effetti di alcuni alimenti sul sapore del latte materno, il quale diventerebbe sgradevole per il bambino. In linea di massima, è possibile assumere la spezia anche durante l’allattamento, pur moderando la quantità e la frequenza di consumo.

Quanto peperoncino si può mangiare in gravidanza?

Come accennato poco fa, le quantità di peperoncino da mangiare in gravidanza sono preferibilmente moderate, e in genere sovrapponibili a quelle di altre spezie. La punta di un cucchiaino di peperoncino in polvere, ad esempio, è più che sufficiente per conferire la piccantezza desiderata alle pietanze. In alternativa, un frutto fresco di piccole dimensioni e grado di piccantezza moderato è sufficiente. Il consumo di questa spezia, così come degli alimenti che la contengono, dunque, può inserirsi nell’ambito di una dieta varia ed equilibrata, compatibilmente con il benessere gastrointestinale della futura mamma.

Come consumare peperoncino in gravidanza in modo sicuro

Considerati gli aspetti generali, ecco qualche consiglio su come mangiare peperoncino in gravidanza. Ferme restando le quantità moderate, che sono preferibili per ogni donna in dolce attesa, è importante considerare anche le abitudini alimentari precedenti alla gravidanza.

Una persona già abituata al consumo di peperoncino tenderà a tollerare maggiormente la spezia anche durante la gestazione. Discorso differente per le consumatrici “sporadiche”, per le quali si consiglia una certa gradualità, sia in termini di quantità che di frequenza. Una strategia di questo tipo, tra l’altro, rientra nella più ampia gestione dei sintomi gastrointestinali in gravidanza.

Per apprezzare il peperoncino in modo ottimale, è buona norma non associarlo ad altre spezie potenzialmente irritanti, come la paprika o il pepe. Allo stesso modo, è meglio utilizzarlo per condire pietanze leggere e poco elaborate.

Conclusione: peperoncino in gravidanza, si o no?

In definitiva, non esistono particolari pericoli di mangiare cibi piccanti in gravidanza (o in allattamento), pur tenendo conto degli eventuali disagi gastrointestinali della gestante. Ad ogni modo, è importante ricorrere al buon senso, evitando qualsiasi eccesso e ascoltando i segnali del proprio corpo. Inoltre, consumare il peperoncino in piccole quantità, senza abbinarlo ad altre spezie affini, e applicandolo ad alimenti poco elaborati, può rendersi utile ai fini della sua tollerabilità.

Bibliografia

  • [1] (PDF) Chili peppers (Capsicum spp.): the spice not only for cuisine purposes: an update on current knowledge (researchgate.net)
  • [2] Capsaicin – Mother To Baby | Fact Sheets – NCBI Bookshelf (nih.gov)
  • [3] Developmental toxicity study of pure trans-capsaicin in rats and rabbits – PubMed (nih.gov)
  • [4] Capsaicin-containing chili improved postprandial hyperglycemia, hyperinsulinemia, and fasting lipid disorders in women with gestational diabetes mellitus and lowered the incidence of large-for-gestational-age newborns – PubMed (nih.gov)

Dott.ssa Gabriella Reggina

La Dott.ssa Gabriella Reggina è laureata in biologia presso l’Università Federico II di Napoli e ha proseguito gli studi post-laurea in materia di nutrizione e igiene degli alimenti. È iscritta all’Ordine Nazionale dei Biologi.

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