Conservazione degli alimenti: in freezer o sottovuoto, come farlo correttamente

Non solo come li cuciniamo, ma in primis come trattiamo e conserviamo i cibi acquistati: i metodi di conservazione degli alimenti sono diversi e ci aiutano sia a evitare inutili sprechi, sia a preservare le caratteristiche nutritive degli stessi, impedendo problemi alla nostra salute. Vediamo di seguito quali siano.

Trattare bene gli alimenti acquistati è il primo passo da eseguire per preservarne la qualità e mantenerne la commestibilità anche per tempi lunghi, così da portare in tavola prodotti sempre buoni in termini di valori nutritivi, eludendo possibili sprechi.

Alimenti vari conservati in frigorifero in modo corretto

A causa dei numerosi impegni giornalieri, spesso si è impossibilitati a fare la spesa quotidianamente e si delega questa incombenza al weekend, col risultato di fare una grossa spesa che basti almeno per l’intera settimana a venire. Ecco, quindi, che saper conservare bene i cibi diventi davvero indispensabile.

La scelta del tipo di conservazione da adottare dipende da vari fattori, quali il tipo di alimento da trattare, il tempo di conservazione previsto e, non ultimo, la preferenza del singolo consumatore. Per questi motivi, alcune conservazioni saranno più adatte a determinati cibi e meno ad altri, poiché, ad esempio, andrebbero a danneggiarne il gusto e/o i princìpi nutritivi.

Scopriamo quindi quali siano i metodi di conservazione degli alimenti più comuni e per quali siano maggiormente appropriati.

Tecniche per la conservazione degli alimenti

Le tecniche di conservazione degli alimenti si basano su due meccanismi fondamentali che, agendo sui batteri, possono avere un effetto batteriostatico se bloccano o limitano lo sviluppo e l’attività dei batteri, oppure battericida se distruggono i microbi e le spore presenti sui cibi.

✓ Refrigerazione

Avendo il freddo un’azione batteriostatica, la refrigerazione è sicuramente la tecnica di conservazione casalinga (ma non solo) più comune ma, per essere davvero valida ed evitare di buttare alimenti andati a male prima del dovuto, è necessario riporre questi ultimi correttamente su ripiani e scomparti, a cui corrispondono temperature differenti.

La temperatura ottimale media all’interno del frigorifero è di 4°-5°C nella zona centrale; essa scende a 2°C nella mensola più in basso; i ripiani più alti e i cassetti hanno una temperatura di 8°-10°C; gli scompartimenti presenti sulla porta sono i più caldi, con temperature comprese fra i 10° e i 15°C. I cibi vanno così suddivisi:

  • Nella parte alta del frigorifero vanno posti uova, formaggi, yogurt e dolci;
  • Nella zona centrale, affettati, salse, sughi, avanzi di cibi cotti e confezioni aperte;
  • Nella mensola più fredda vanno conservati carne e pesce;
  • Frutta e verdura nei cassetti appositi;
  • Bibite e tubetti negli scomparti presenti all’interno della porta.

Per quanto riguarda i tempi di conservazione in frigorifero, ortaggi non acquosi, mele, pere, agrumi, si conservano in frigorifero, in media, anche una settimana.

La carne bovina si può tenere in frigo da 3 a 7 giorni in base al suo taglio, se più sottile (come le fettine) o più grande (come un intero quarto); per le carni suine e il pollame il tempo medio è di circa 4 giorni.

I salumi si conservano anche una settimana se i tagli sono grossi, mentre il pesce, da fresco, può essere tenuto in frigo per 2, massimo 3 giorni.

Per quanto riguarda i formaggi, il tempo di permanenza in frigo dipende essenzialmente dai metodi di lavorazione subìti, pertanto quelli a pasta dura possono essere conservati in frigo anche un paio di mesi dopo l’apertura; quelli a pasta molle, 2-3 settimane a confezione chiusa e circa 10 giorni dopo l’apertura; i formaggi freschi si conservano per 3-4 giorni e, pressoché simili, sono i tempi di conservazione dei formaggi a pasta filata dopo l’apertura.

✓ Sottovuoto

Il sottovuoto è una tecnica di conservazione alimentare che permette di eliminare fino al 99% di aria dall’interno di un contenitore, attraverso aspirazione. L’assenza di aria e di ossigeno fa sì che ci sia una notevole riduzione della proliferazione dei batteri e delle muffe, determinando un netto aumento del tempo di conservazione dei cibi e, soprattutto, lasciandone inalterati sapore e proprietà.

È possibile porre sottovuoto qualunque tipo di alimento, dal pane (sottovuoto si mantiene fresco anche per una settimana) alla pasta ai farinacei in generale (fino a un anno di conservazione), dalla carne (che, da cruda e posta in frigorifero, si conserverà anche fino a 10 giorni) al pesce fresco (fino a 5-6 giorni in frigorifero), dai salumi (20 giorni se affettati, fino a un paio di mesi se stagionati) ai formaggi (se stagionati, anche due mesi), ma pure frutta e verdura.

Non solo crudo: anche i cibi cotti possono essere posti sottovuoto, come passati di verdure, risotti, pasta, carne e dolci. Una volta posti sottovuoto, i cibi possono essere anche congelati: li avremo così disponibili per tempi davvero molto lunghi, senza rinunciare al gusto e alle loro caratteristiche nutritive.

✓ Sotto sale

La conservazione sottosale (detta anche salagione) è una tecnica antichissima e molto semplice da mettere in pratica. La sua adozione nel corso dei secoli scorsi, quando naturalmente non esistevano frigoriferi e congelatori, ha permesso alle popolazioni di affrontare lunghi spostamenti e viaggi, alla scoperta di territori nuovi su cui insediarsi.

Il sale da cucina (cloruro di sodio) ha attività batteriostatica e a contatto con il cibo “richiama” l’acqua contenuta in essi per osmosi, rendendola meno disponibile per la crescita di microrganismi patogeni.

La conservazione sottosale si esegue essenzialmente su carni e derivati, pesci e alcune verdure, e se ne distinguono di due tipi: a secco e in salamoia.

  • La conservazione sottosale a secco è rivolta ad alimenti come prosciutto, pancetta, merluzzo, acciughe o aringhe e prevede il contatto diretto di essi con sale grosso. Questo può essere apposto sul cibo e così conservato per un dato periodo, per poi essere lavato via per la consumazione, oppure inserito a stati alterni con l’alimento all’interno di contenitori o barattoli. Con queste due procedure, gli alimenti possono conservarsi anche un paio di mesi;
  • La conservazione in salamoia è più rapida di quella a secco (ma anche meno efficace in termini di attività batteriostatica) ed è destinata ai vegetali quali capperi, crauti, olive e cetriolini. Qui il sale è sciolto in acqua e ivi riposto l’alimento. La soluzione salina che ne deriva ha una forza diversa in base alla quantità di sale usata: debole (10% di sale), media (18-20%), forte (20-30%). Si consiglia l’uso del sale marino per questi tipi di conserve.

✓ Sottoaceto

Un’altra tecnica di conservazione efficace è quella sottoaceto. L’aceto da usare è quello di vino, da preferire bianco al rosso poiché quest’ultimo va incontro a ossidazione più facilmente. La proprietà conservativa dell’aceto è data dalla presenza dell’acido acetico, sostanza capace di abbassare notevolmente il valore del pH (acidificazione), inibendo lo sviluppo di alcuni microrganismi. Controllando l’etichetta riportata sul prodotto, è importante che il contenuto di acido acetico riportato non sia inferiore al 5%.

Sono essenzialmente le verdure a essere conservate sottoaceto, quali cipolle, cipolline, carciofini, cetriolini, cavolfiore, peperoni, melanzane e zucchine, previa loro sbollentatura: la fase del riscaldamento è utile per abbattere ulteriormente la carica batterica, specie per quanto concerne i patogeni più resistenti.

I vegetali vanno cotti per tempi brevi, o si rischia che perdano consistenza durante la conservazione. Per le verdure più acquose, è consigliabile anche un passaggio di salagione prima della cottura, così da eliminare una buona quota di acqua dai cibi. I sottoaceti si mantengono per diversi mesi.

✓ Sott’olio

L’olio usato per la conservazione dei cibi non ha di per sé un’azione inibente la proliferazione batterica, ma, creando un ambiente isolato dall’aria, respinge l’ingresso e l’azione dei microrganismi aerobi. Pertanto, è inefficace verso i patogeni anaerobi, primo fra tutti il Clostridium botulinum, nemico numero uno delle conserve sott’olio trattandosi della tossina responsabile del botulismo, una tossinfezione alimentare che agisce sulla muscolatura paralizzandola, potenzialmente letale se non riconosciuta e trattata per tempo.

Gli alimenti indicati per i sottoli sono i funghi, le melanzane, i carciofini, i peperoni, i pomodorini farciti, il tonno, lo sgombro; vanno sempre prima sbollentati per qualche minuto in una soluzione di acqua e aceto in parti uguali: l’acidificazione aiuterà la sicurezza della conservazione. I prodotti conservati sott’olio si mantengono per tempi molto lunghi, fino a un anno.

✓ Congelamento

Il congelamento è la tecnica di conservazione più comoda, poiché permette di avere i cibi a disposizione per moltissimo tempo: da un lato, si possono congelare gli avanzi cotti evitando di sprecarli, dall’altro saranno sempre pronti a esser portati in tavola prodotti anche non di stagione. Si ricorda che il congelamento non ha effetto battericida ma batteriostatico, per questo motivo i cibi scongelati non possono essere ricongelati. La temperatura ideale di congelamento è di -18°C.

È possibile congelare la carne, il pesce, il pane, le verdure poco acquose come carciofi, cavolfiori, zucchine, carote, funghi, broccoli, asparagi, melanzane, a patto di tagliarle a tocchetti e sbollentarle in acqua salata per alcuni minuti, scolarle, asciugarle e lasciarle raffreddare prima del congelamento.

Frutti piccoli come fragole e frutti di bosco sono congelabili tal quali, mentre albicocche o pesche sono da ricoprire completamente di zucchero o immersa in uno sciroppo composto di acqua e zucchero prima dell’apposizione in congelamento. Gli alimenti congelati si conservano per molti mesi.

I formaggi a pasta semidura si possono congelare a patto di essere tagliati in piccole porzioni. Non si congelano i formaggi freschi e quelli stagionati come grana e parmigiano, che si sbriciolerebbero da scongelati, a meno di grattugiarli prima del congelamento.

Non possono essere congelate le uova (eccetto che, da crude, si separino l’albume e i tuorli), la maionese, il latte, gli insaccati, frutta e verdura più ricche di acqua come ananas, anguria, melone, uva, mele, cipolle, pomodori, lattuga, sedano, cetrioli.

✓ Essiccazione

Altra tecnica di conservazione molto antica, consiste nell’eliminare i liquidi contenuti negli alimenti per mezzo di una fonte di calore. Ha funzione batteriostatica perché l’assenza di acqua blocca la proliferazione di microrganismi e anche di muffe. Può essere messa in pratica in due modi: attraverso l’esposizione all’aria o al sole (come per lo stoccafisso, i fichi e le prugne), o tramite un apposito apparecchio denominato essiccatore.

Il vantaggio dell’essiccazione è di consentire il mantenimento prolungato degli alimenti; di contro, vi sono potenziali svantaggi, quali la perdita di qualità organolettiche (colore e spesso sapore) e la modifica dei nutrienti (perdita di vitamine, alterazione delle proteine, ossidazione dei glucidi).

Alterazione degli alimenti: cosa significa?

Conservare gli alimenti in maniera corretta e per i tempi esatti aiuta a prevenirne l’alterazione. Si parla di alterazione degli alimenti quando questi subiscono fenomeni degenerativi spontanei che ne modificano l’aspetto e la consistenza originaria.

Le cause dell’alterazione (o deterioramento) dei cibi sono:

  • Di natura biologica, quali microrganismi come batteri, virus, spore, muffe; macrorganismi come parassiti, insetti, topi; enzimi, presenti all’interno del cibo stesso o nell’uomo;
  • Di natura chimica o fisica naturale, quali temperatura, umidità, aria.

La maggior parte delle alterazioni alimentari è di natura biologica, e gli alimenti più a rischio sono quelli maggiormente ricchi di acqua, substrato principale per la crescita e la proliferazione di microrganismi patogeni e, dunque, indesiderati.

I possibili rischi di una cattiva conservazione dei cibi sono il loro irrancidimento, la putrefazione, la comparsa di muffe, la disidratazione, la contaminazione da parte di parassiti. Naturalmente, ne consegue la perdita di salubrità del prodotto acquistato.

Discorso diverso è da farsi a proposito delle sofisticazioni alimentari. Si tratta di una vera e propria frode alimentare, un’operazione consistente nell’aggiunta di sostanze estranee all’alimento che ne modificano l’essenza, cambiandone la normale composizione e simulandone la genuinità al fine di ottenere un prodotto esteticamente migliore. Ne sono esempi l’aggiunta di perossido di benzoile alle mozzarelle, allo scopo di renderle più bianche, e di latte in polvere ad uso zootecnico, oppure l’anidride solforosa alle carne per ravvivarne il colore rosso.

Che cosa vuol dire cibi a lunga conservazione?

Numerosi sono i cosiddetti cibi a lunga conservazione, ossia che possono essere conservati anche alcuni mesi in dispensa senza subire alterazioni.

Il primo che salta alla mente è sicuramente il latte UHT, latte che ha subìto sterilizzazione attraverso un riscaldamento molto rapido a temperature elevate (massimo 10 secondi per 130-135 gradi), poi rapidamente raffreddato. Il prodotto finito è privo di contaminazioni microbiche e si conserva fino a tre mesi dalla data di produzione.

Altri alimenti sono, invece, naturalmente a lunga conservazione: è la composizione stessa a conferire loro maggiore stabilità e durabilità, quale un altissimo contenuto di zuccheri o sale oppure una quantità d’acqua minima. Miele, riso, legumi secchi, frutta secca, olio, sale e zucchero (per l’appunto) ne sono esempi: per tutti vale la regola del conservarli al riparo dalla luce diretta e in luoghi freschi e asciutti, conservati in sacchetti richiudibili o in barattoli quando sfusi.

Come conservavano gli alimenti i nostri nonni? Ecco alcuni metodi di conservazione antichi ancora in uso

Tra i metodi antichi ed utilizzati tutt’oggi abbiamo la conservazione sott’aceto, ovvero la conservazione di alimenti in una soluzione di acqua e aceto che mantiene un ph acido e non permette la proliferazione batterica. Anche la conservazione sott’olio è un metodo antico ma usato ancora oggi, in questo caso gli alimenti si conservano immersi nell’olio in modo da evitare il contatto con l’aria.

Un altro metodo che utilizzavano i nostri bisnonni è la salagione, ovvero l’aggiunta di sale a secco sull’alimento o l’immersione dell’alimento in una salamoia (soluzione di acqua e sale). Infine, un altro metodo antico è l’essiccamento, che prevede l’esposizione dell’alimento alla luce del sole. Oggi, tuttavia, è possibile utilizzare appositi macchinari che permettono di essiccare l’alimento in condizioni igieniche migliori.

Tabella pratica sulla conservazione degli alimenti

Infine, concludiamo con una pratica tabella che riassume quanto descritto in merito alla conservazione corretta degli alimenti.

scarica la tabella sulla conservazione degli alimenti

Conservazione degli alimenti: tabella pdf

Scarica la tabella in pdf che riassume le tecniche di conservazione degli alimenti

Scarica la tabella in pdf ↓

Alimento Tipo di conservazione Durata conservazione
Carne Refrigerazione Fino a sette giorni se i tagli sono piccoli
Congelamento
  • Salsicce e macinati: 2-3 mesi
  • Carne di maiale: fino a 4 mesi
  • Carne di bovino: fino a 9 mesi
  • Carne di pollo e tacchino: 6-9 mesi
Sottovuoto In frigo, fino a 10 giorni
Sottosale Carni e affettati: un paio di mesi
Essiccazione Fino a un mese
Salumi Refrigerazione
  • Affettati: 3-5 giorni
  • Stagionati: 10-15 giorni
Sottovuoto
  • Affettati: 20 giorni
  • Stagionati: fino a tre mesi
Pesce Refrigerazione Fino a tre giorni
Congelamento
  • Pesci grassi come tonno, sgombro, salmone: entro tre mesi
  • Pesci magri come merluzzo, sogliola: 6 mesi
  • Crostacei e molluschi: 2-3 mesi
Sottovuoto In frigo, fino a 5-6 giorni
Sottosale Fino a due mesi
Sottolio 9-12 mesi
Uova Refrigerazione Fino a data di scadenza
Congelamento Solo se crude e private del guscio, separando albume da tuorlo
Latte Refrigerazione Fino a data di scadenza
Formaggi Refrigerazione
  • Freschi: fino a 3-4 giorni dopo apertura
  • A pasta molle: circa 10 giorni dopo l’apertura
  • A pasta dura e stagionati: fino a un paio di mesi dall’apertura
Congelamento
  • A pasta semidura: un paio di mesi
  • Stagionati: solo se grattugiati, alcuni mesi
Sottovuoto
  • Freschi: fino a 15-20 giorni
  • A pasta molle: fino a 20 giorni
  • A pasta dura: oltre due mesi
Verdura Refrigerazione 2-3 giorni
Congelamento Previa scottatura in acqua salata e solo per verdure poco acquose: fino a 12 mesi
Sott’olio 9-12 mesi
Sottaceto 8-10 mesi
Essiccazione Entro 12 mesi
Sottovuoto Fino a 10-12 giorni
Frutta Refrigerazione Una settimana
Congelamento Previa immersione in sciroppo per frutta di maggiori dimensioni e poco acquosa: 6 mesi
Essiccazione Entro 12 mesi
Pane Sottovuoto Fino a 8 giorni
Congelamento Tre mesi
Pizze, dolci, cibi cotti, pasta cotta (esempio, lasagne) Refrigerazione Un paio di giorni
Congelamento Fino a un paio di mesi

Dott.ssa Caterina Perfetto

Biologa nutrizionista, laureata in Scienze Biologiche presso l’Università Federico II di Napoli, perfezionata in Igiene Alimentare, Nutrizione e Benessere.

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