L’importanza dell’acido folico in gravidanza e le possibili conseguenze di una carenza

L’acido folico deve essere supplmentato durante il primo trimestre di gravidanza e durante l’allattamento, ma non solo. Scopri le motivazioni e la corretta integrazione dell’acido folico in gravidanza.

L’acido folico è una vitamina del gruppo B, idrosolubile e contenuta in diversi alimenti, soprattutto gli ortaggi di colore verde e a foglia larga, in alcuni frutti come gli agrumi, le fragole, i kiwi e l’avocado, nella frutta secca, nei legumi, nei cereali integrali, nelle uova, nel fegato e nel salmone.

Copertina dell'articolo - Acido folico in gravidanza

Questa vitamina riveste un’importanza fondamentale per la nostra salute: è infatti coinvolta nella sintesi del DNA e dell’RNA e nella produzione dei globuli rossi. È inoltre importante per la salute cardiovascolare poiché utile per diminuire la concentrazione di omocisteina, un amminoacido derivante dalla metionina che è attualmente considerato un fattore di rischio cardiovascolare e cerebrovascolare.

Generalmente una dieta varia e ben bilanciata permette di assumere una buona quantità di acido folico ogni giorno e non si necessita di una supplementazione. Viceversa, quando sussistono condizioni particolari, è generalmente consigliabile iniziare l’assunzione di un integratore di questa vitamina. Una di queste condizioni è proprio la gravidanza. Vediamo allora perché è raccomandato l’uso di acido folico in gravidanza e quali sono le possibili conseguenze di una carenza.

Come e perché l’acido folico è importante in gravidanza

Durante la gravidanza e l’allattamento i fabbisogni di acido folico aumentano rispetto alle normali condizioni fisiologiche: generalmente un adulto dovrebbe assumere 400 microgrammi di acido folico, che aumentano molto durante la gravidanza (0,6/0,8 mg in gravidanza e 0,5 mg in allattamento).

Questa vitamina risulta fondamentale durante tutto l’arco dei 9 mesi ma è indispensabile assumerla durante il primo trimestre in quanto una carenza di questa vitamina si correla a difetti nella formazione del tubo neurale (che viene completato appunto nel primo trimestre di gravidanza) e può causare alcune patologie moderatamente gravi, tra cui la spina bifida.

Come vi abbiamo anticipato, infatti, l’acido folico è coinvolto nella sintesi del DNA e dell’RNA, oltre che nella produzione dei globuli rossi. Nel nostro corpo la sintesi del DNA diviene indispensabile quando dobbiamo produrre nuove cellule e nel caso della gravidanza a partire dalla fecondazione della cellula uovo, per moltiplicazione, si arriva alla formazione del neonato, composto da miliardi di cellule.

Carenza di acido folico in gravidanza: le possibili conseguenze

Le conseguenze di una mancata supplementazione di acido folico e, conseguentemente, di una carenza di questa vitamina durante la gravidanza sono molteplici, a carico soprattutto del feto.

Innanzitutto, come già anticipato nel paragrafo precedente, la supplementazione con acido folico in gravidanza previene eventuali difetti del tubo neurale nel bambino. Secondo alcuni studi assumere acido folico prima del concepimento del bambino previene queste problematiche nel 72% dei casi. I principali difetti del tubo neurale che possono presentarsi nel bambino sono: spina bifida, anencefalia ed encefalocele.

  • La spina bifida è una patologia caratterizzata da una chiusura incompleta della parte inferiore del tubo neurale e può portare conseguenze più o meno gravi nel bambino a livello di disabilità fisiche e mentali, in alcuni casi correggibili attraverso interventi chirurgici;
  • L’encefalocele è una condizione in cui parte dell’encefalo forma un’ernia del cervello attraverso una mancata chiusura del cranio. In questo caso solo una piccola percentuale di bambini svilupperà normalmente le proprie abilità motorie e intellettive;
  • L’anencefalia è il mancato completo sviluppo dell’encefalo causato dalla chiusura incompleta della parte superiore del tubo neurale. Questa situazione porta alla morte del neonato, o prima della nascita, o subito dopo.

Inoltre la carenza di acido folico in gravidanza può comportare altri difetti nel bambino, come malattie congenite cardiovascolari oppure alcuni difetti nella formazione delle labbra e del palato: la labiopalatoschisi. Questa patologia, chiamata anche labbro leporino, è caratterizzata da una malformazione della faccia e può interessare solo il palato (palatoschisi) o anche il labbro.

Quanto acido folico assumere in gravidanza

Come abbiamo detto sopra, il fabbisogno quotidiano di acido folico, per la popolazione generale, è di circa 400 μg al giorno. Per quanto riguarda le donne in gravidanza, invece, le attuali linee guida italiane raccomandano una supplementazione di ulteriori 400 microgrammi al giorno di acido folico a partire da 1 mese prima del concepimento. Tale supplementazione dovrebbe essere concordata con il medico e generalmente continua per tutto il primo trimestre di gravidanza, periodo in cui si sviluppa il tubo neurale.

La donna infatti, durante la gravidanza aumenta il suo fabbisogno fino a 800 microgrammi al giorno poiché il feto attinge dalle risorse della madre per svilupparsi. Per questo motivo si consiglia di seguire un’alimentazione controllata ricca di fonti di acido folico e di integrare l’acido folico necessaro allo sviluppo del feto attraverso un integratore alimentare.

Durante l’allattamento, invece, il fabbisogno della madre è di 500 μg; un incremento rispetto alla norma dovuto al fatto che una parte viene persa con l’allattamento.

È tuttavia necessario sottolineare che sono sempre più comuni delle situazioni di ridotto assorbimento dell’acido folico o di aumentato fabbisogno di questa vitamina. Per esempio l’assunzione prolungata di contraccettivi orali può portare a una riduzione dei livelli di acido folico e in questi casi potrebbe essere necessaria una supplementazione maggiore.

Inoltre sembra essere moderatamente diffusa la modificazione del gene MTHFR che è stata correlata a un aumentato rischio di sviluppare difetti del tubo neurale. Anche in questo caso potrebbe essere utile aumentare la supplementazione di acido folico.

Esistono altre situazioni in cui potrebbe essere utile rivedere la supplementazione: alcune terapie farmacologiche, per esempio con farmaci epilettici, in caso di obesità, nelle fumatrici e in caso di diabete. D’altra parte secondo alcuni studi una dose elevata di acido folico, soprattutto se superiore a 5 mg/die potrebbe comportare rischi neurocognitivi per il feto o aumentare il rischio di sviluppare il cancro del colon.

Un aggiornamento delle indicazioni del 2015, pubblicate nel febbraio del 2016, considera utile la supplementazione di 0,4 mg solo per donne sane, senza fattori di rischio e in normopeso che abbiano integrato l’acido folico per almeno 6 mesi. In caso di integrazioni più brevi (3-6 mesi) si suggerisce una supplementazione di 0,8-1 mg al giorno e nel caso invece sussistano dei fattori di rischio la supplementazione dovrebbe essere più elevata (4-5 mg/die).

Inoltre è stato dimostrato che continuare l’integrazione con 0,4 mg di acido folico al giorno durante il secondo e terzo trimestre di gravidanza è utile per migliorare il livello di folati della madre, migliorare i livelli di omocisteina e diminuire il rischio di insorgenza di malattie cardiovascolari.

In conclusione quindi, nonostante non ci siano dei pareri unanimi sulla tossicità dell’acido folico, vi consigliamo di rivolgervi sempre a un medico esperto qualora presentiate uno dei fattori di rischio di cui vi abbiamo parlato per valutare insieme a lui se una supplementazione maggiore può essere adeguata al vostro caso personale.

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Dott.ssa Stefania Cocolo

Biologa nutrizionista laureata in Biotecnologie molecolari e bioinformatica presso l’Università degli studi di Milano. Ha conseguito la specializzazione in Biotecnologie industriali e ambientali presso l’Università degli studi di Milano.

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